Omelia XI domenica dopo Pentecoste, rito ambrosiano

Se mettiamo in negativo le indicazioni di Paolo che leggiamo nella seconda lettura, abbiamo l’immagine di un uomo che vive secondo uno stile profondamente empio: è incapace di vedere gli altri, incapace di ascoltare, ipocrita anche quando fa le cose buone, sempre pronto a sottolineare i difetti delle persone, inospitale – perché non sa accoglierti in nessun modo –, felice quando qualcuno piange, sempre a considerarsi più intelligente di qualcun altro. Dobbiamo ammettere che è uno stile di vita che va di gran moda. E probabilmente qualche volta ci caschiamo anche noi;  non sono solo gli altri cattivi.

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Dal lato opposto, Paolo ci dice: riaprite il cuore, tornate a fidarvi di Dio! Quando invece le ascoltiamo il primo commento interiore che ci viene è che sono belle, ma troppo difficili. Ma è troppo difficile non metterle in pratica! Quando noi consideriamo le sue indicazioni nella giusta ottica, ci accorgiamo che non praticarle è una follia.

 

Non è impossibile  metterle in atto. Si diventa impossibili quando non ci si comporta secondo quella Parola. Perché si diventa persone buie, chiuse, irraggiungibili, incapaci di volere bene a qualunque livello.

Invece, guardate che respiro dà la lettura di Paolo. E’ un brano bellissimo, perché dice come si fa a vivere nello spirito.

 

Pensate al fascino contenuto in parole di Paolo come: “Gareggiate nello stimarvi a vicenda”. Ma che bello! Tutto il contrario di quanto si fa di solito, dove invece si cerca in ogni modo di dimostrare che si è superiori all’altro; si è sempre in ansia per dire che si è migliori degli altri.

Gareggiate nello stimarvi a vicenda; abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza”: sarebbe tutto così semplice se facessimo in questo modo. Provate a pensare a quanto tempo perdiamo nella nostra vita per fare il contrario di quello che ci suggerisce Paolo; per stare ad arrovellarci, a cercare di prevaricare gli altri, dimostrare di essere più intelligenti, migliori, di saperne di più, addirittura di poter soffrire di più – in qualche deriva molto “spirituale”. Ma è talmente semplice: consideratevi per quello che siete in tutta umiltà; gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non stare sempre a cercare i difetti negli altri, ad enfatizzare le mancanze!

Gareggiate nello stimarvi a vicenda: ma pensate che gara sarebbe. L’immagine è proprio quella di una Olimpiade. E’ come se adesso fossimo tutti al punto di partenza; uscendo dalla chiesa, parte la corsa e la gara consiste nel fare vincere l’altro – se no non sarebbe gareggiare nello stimarsi a vicenda, perché se dobbiamo arrivare ancora primi non abbiamo capito niente. Si parte e quello che devi fare è aiutare l’altro ad arrivare prima di te. E facendo così arrivi anche tu al traguardo e le cose sono diverse.

 

Pensate come sarebbe differente la vita. E si può! Il Vangelo non ci chiede cose impossibili, ci chiede cose che si possono realizzare, fidandosi di Lui. Se ci fidiamo di Dio, queste realtà diventano possibili, non strane, non distanti. Sono belle e si fanno, si possono fare. Pensate come diventerebbe la comunità cristiana, se riuscissimo a vivere sempre di più secondo questa logica…

 

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Immagine: Lazzaro ed il ricco epulone di Jacopo Bassano, 1554, Cleveland, Museum of Art

Omelia XI domenica dopo Pentecoste, rito ambrosianoultima modifica: 2010-08-14T18:00:00+02:00da fragiampaolo
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