03 – Cosa si intende con il termine “tenerezza”?

Terza parte della riflessione di don Carlo Rocchetta

 

Che cosa si intende con il termine “tenerezza”?

Già il termine tenerezza è un termine particolarmente evocativo. Evoca momenti belli, cheMADONNA DELLA NICCHIA.JPG abbiamo vissuto. Chi di noi, pensando a questo termine, non sente dentro di sé una commozione per i momenti particolari che ha vissuto, magari quando era piccolo, quando si è sentito amato? Chi di voi ha vissuto un innamoramento? La tenerezza evoca questi ricordi, queste sensazioni piacevoli. La memoria di attimi vissuti, di nostalgie incancellabili, a volte anche di momenti dolorosi; quando un nostro caro ci ha lasciato, il papà o la mamma, e ci ha dato l’ultimo sorriso, abbiamo vissuto una tenerezza immensa. E’ una tenerezza dolorosa, ma che ci ha commosso. La parola “tenerezza” è così evocativa in noi perché risveglia quello che più profondamente ci caratterizza come esseri creati ad immagine e somiglianza di Dio. Cioè evoca, come dicevo all’inizio, il desiderio di amare e di essere amati. Per questo la parola “tenerezza” è così evocativa.

L’unico problema è distinguere bene la “tenerezza” dal “tenerume”: sono due cose diverse. In alcune zone questa parola “tenerume” vuol dire anche un certo tipo di erbe molto “morbide”, di ortaggi; ma il suo significato  vero è un altro. Andate a vedere in qualunque dizionario. Alla parola “tenerezza” si dice: “sentimento di soave commozione, di partecipazione”, alla parola “tenerume” si dice: “falsa tenerezza, sdolcinatezze, svenevolezze di ogni genere”. Questo è il significato originale. Ecco, io credo che sia utile fare questa distinzione, anche se fa un po’ sorridere, perché noi parliamo della tenerezza e non del tenerume. O, se vogliamo, parliamo della tenerezza come sentimento e non del sentimentalismo della tenerezza. E non è una distinzione accademica questa; è una distinzione fondamentale. Soprattutto per alcuni motivi. Anzitutto, se io parlo della tenerezza come sentimento, intendo dire un sentimento forte, che mi orienta al tu dell’altro. Quindi mi mette in atteggiamento di dono e di accoglienza. La parola tenerezza deriva dal verbo “tendere”, per cui significa tendere verso l’altro, accogliere l’altro, farsi spazio ospitale per l’altro. Questa è tenerezza. Cioè è una relazione di condivisione fatta dal dono e dall’accoglienza. Invece il sentimentalismo della tenerezza è esattamente il contrario: è volere l’altro per sé. L’altro mi deve dare qualcosa. Sono due atteggiamenti diametralmente opposti. La tenerezza è dono e accoglienza, il tenerume o sentimentalismo della tenerezza è piuttosto captazione, appropriazione dell’altro per sé. Sono due atteggiamenti profondamente diversi. Pensate anche a livello di coppia. Faccio qualche esempio: se una coppia vive la tenerezza, ognuno dei due si domanda: “Che cosa sto facendo io perché l’altro sia felice?”. Questo è tenerezza: desiderare il bene dell’altro. Invece, se uno si limita al sentimentalismo, la domanda è: “Che cosa mi stai dando tu perché io sia felice?”. Vedete i due atteggiamenti? Nel primo caso il baricentro è il desiderio della felicità dell’altro; invece nel tenerume è il contrario. Sono due atteggianti molto diversi. Questa sembra una cosa ovvia, però, già da questo primo punto, si vede la differenza fra una coppia che si è educata alla tenerezza e una coppia che invece non si è educata alla tenerezza. Se la coppia si è educata alla tenerezza, ognuno cerca di rendere felice l’altro, quindi si mette in atteggiamento ablativo, di dono, di accoglienza, di comunione. Invece, in una coppia che non si è educata alla tenerezza, ognuno pensa a sé, ognuno si impone all’altro, creando tutte quelle situazioni conflittuali che ben conosciamo. Questa è una prima differenza tra tenerezza e tenerume. La tenerezza è dono e accoglienza; il tenerume è possesso, è captazione. E’ importante chiarire il concetto, per sapere bene di che cosa parliamo.

Una seconda differenza è che la tenerezza si pone a livello di essere: essere tenerezza. Mentre il tenerume si pone a livello di avere: avere tenerezza. Altro è essere, altro è avere. E’ chiaro che solo quando io mi impegno ad essere tenerezza, vivo la tenerezza. L’avere invece è legato al fluttuare dei sentimenti, all’emotività: quando le cose vanno bene è tutto a posto; quando le cose non vanno bene, si diventa ostili l’uno con l’altro. Naturalmente ci sarebbero tante altre differenze, ma credo che questa sia fondamentale. Cioè, quando diciamo tenerezza, intendiamo dire quest’atteggiamento che si fa spazio accogliente, si lascia “abitare” dall’altro, si fa dono per l’altro, perché l’altro sia felice.

 

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Immagine: Madonna col Bambino (Eleusa), Parrocchia Santa Sofia, Padova (per approfondimenti clicca qui)

03 – Cosa si intende con il termine “tenerezza”?ultima modifica: 2009-05-25T17:39:11+02:00da fragiampaolo
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2 pensieri su “03 – Cosa si intende con il termine “tenerezza”?

  1. BUONGIORNO!
    CONDIVIDO ANCHE IO QUELLO CHE DON ROCCHETTA HA SCRITTO………..
    LA TENEREZZA E’ UN DONO DI DIO E NON TUTTI LA SENTONO, DIPENDONO ANCHE DALLA SENSIBILITA’ E DI QUANTO UNA PERSONA SAPPIA IN GRADO DI AMARE…..
    SALUTI C****

  2. Buongiorno!
    Penso che ci sia un po di differenze……fra essere 1 pò egoisti e pensare alle proprie esigenze e pensare alle esigenze dell’altro…………………..
    La Tenerezza non è altro che amare e sentirsi amati, senza pretese………..La tenerezza mi fa pensare quando due persone si vogliono molto molto Bene e sono innamorate……intenso che si accolgono come un dono reciproco.
    Grazie.

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