Omelia domenica che precede il martirio del Battista, rito ambrosiano

GesuCristo.jpgOrmai, se c’è una cosa che non fa più scandalo sono gli scandali. Hanno dilagato al punto che la vita attorno a noi sembra costruirsi esclusivamente su questo: agli scandali sono dedicate riviste intere e anche i giornali seri sostengono di essere “costretti” ad occuparsene in larga misura. Di fatto, lo scandalo è diventato talmente normale che “non scandalizza più”, se non quando ci coinvolge direttamente: ti interessa se ci perdi soldi o viene danneggiata la tua vita privata, altrimenti, nessun problema.  

Di fronte alla Parola di Gesù – particolarmente dura contro chi provoca gli scandali – un rischio ulteriore è sentirla lontana da noi, come se fosse riferita solo ai grandi scandali, quelli che appunto finiscono sui giornali.

Ma  conviene ricordarci che “scandalo” è una parola che significa “ostacolo che si mette in mezzo”. Facendo ricorso ad un’immagine, “scandalo” è quando stai viaggiando in autostrada sparato a 130 e la macchina di fronte a te va in testa coda  e si ferma in mezzo alla strada.

“Scandalo” significa che il tuo cammino in quel momento si deve interrompere, per cui la meta  resta lontana, e in più è in pericolo la tua stessa vita. Perché non solo rischi di non arrivare alla meta, ma anche di non arrivare vivo al minuto dopo. Lo scandalo funziona esattamente in questo modo.

 

“Scandalo” sono tutte quelle azioni che, in primo luogo, bloccano il cammino, per cui stai andando in una certa direzione, credi in una certa cosa e succede un avvenimento, una situazione qualsiasi, che in qualche modo ti fa fermare, non ti fa più considerare l’obiettivo che vuoi raggiungere e resti bloccato. Perché lo scandalo ha questo potere: ti attira lo sguardo, perché è lì, immediato.

In secondo luogo ti mette a rischio. Lo scandalo vero tenta. La dinamica è che vieni a conoscenza di una situazione e all’inizio – come tutti tendiamo a fare – ti comporti da moralista, finché riguarda qualcun altro. A furia di sentirla, però, ti abitui e comincia ad affacciarsi il pensiero che anche tu potresti replicare, nel tuo piccolo, il medesimo atteggiamento, che ora è del furto, ora è dell’adulterio, ora di mille altre cose; tutti gli scandali che vi vengono in mente, in realtà creano mentalità. Dopo un po’ non ti scandalizzano più, perché dentro di te scatta il meccanismo del “forse non è così grave”. E allora sì che ti fermi nel cammino.

 

E’ un processo che non si realizza solo nei grandi sistemi, ma anche nella vita quotidiana.

Tu magari arrivi sul posto di lavoro supermotivato a metterci impegno, ma, se sei in un ufficio dove tutti si fanno gli affari loro e nel tempo ciascuno continua per la sua strada, ti richiede davvero un grande sforzo continuare a volere fare le cose bene. Dopo un po’ è più facile che invece ti adegui – magari non proprio del tutto, perché vuoi comunque sentirti un pochino più su, ma passi dalla parte degli altri. Questo è lo scandalo che fa male. Questo è lo scandalo che Gesù ci chiede di considerare nella nostra vita.

 

Perché non è facile mettersi nell’ottica giusta. Vedete: noi, in realtà, scandalizziamo spesso.

Per esempio, prendiamo i cristiani nel nostro occidente; gli italiani, in particolare.  Io ho presente i dialoghi con molti immigrati cristiani, che vengono magari da situazioni politicamente complesse, dove essere cristiano vuol dire rischiare la pelle, dove essere cristiani è una cosa seria, dove davvero sei messo al margine. E magari sono costretti a venire qui da noi. Al di là del fatto che sono trattati malissimo, quando arrivano tra noi si accorgono che i cristiani  che pensavano di trovare non ci sono. Vengono in Italia, dove c’è Roma, il Papa, dove nasce il cattolicesimo e si attendono meraviglie. Poi arrivano qui e trovano noi, che non siamo proprio sempre meravigliosi. Può anche capitare, ma di solito, più normalmente, non siamo così sfolgoranti nella nostra vita cristiana.

Ecco, in un caso del genere, siamo di scandalo. Il nostro modo di “non essere” cristiani è di scandalo.

 

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Omelia domenica che precede il martirio del Battista, rito ambrosianoultima modifica: 2010-08-30T11:23:55+02:00da fragiampaolo
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