Omelia II domenica dopo Pentecoste, rito ambrosiano

Il Vangelo va vissuto adesso. Per costruire la vita cristiana è l’adesso, l’oggi che conta.

Altrimenti, la vita cristiana diventa un’attività da tempo libero, diventa un hobby: quando ho tempo, mi dedico a cose belle, che mi piacciono. Ma la vita cristiana non può entrare nell’hobbistica. Non può essere vissuta seriamente in questo modo.

Invece, molti nostri modi di pensare l’hanno di fatto relegata a “tempo libero”. Provate a pensare a quante attività si fanno nel corso di una giornata; quando si verifica, per il Signore si sono trovati cinque minuti, dieci minuti, un’ora nei casi proprio migliori. E dal resto del nostro tempo, Lui deve restare fuori? Tutto il nostro tempo deve essere preso dentro questo progetto e dentro questa bellezza della vita cristiana, altrimenti i conti non tornano.  Relegare la vita cristiana ad un’attività da tempo libero è distruttivo. La vita cristiana deve permeare ogni aspetto, ogni momento della nostra vita. Non riguarda momenti particolari, situazioni eccezionali, in cui ci sono le condizioni giuste, le persone adatte. E non riguarda un tempo libero che non avrò mai. In questo modo, si aspetta il Paradiso, sperando che almeno lì di tempo ce ne sia. Ma noi sappiamo che dobbiamo darci da fare prima!

 

DSCN0311.JPGEcco perché la pagina di Vangelo che ci viene donata ci chiede di assumere un atteggiamento particolare rispetto alla nostra vita. Non ci domanda certo di non lavorare. Piuttosto, l’invito di Gesù è: “Non preoccupatevi”. La vecchia traduzione mi piaceva di più: “Non affannatevi”.  Il termine greco originale ha la sua radice nello “spezzare”, nel “rompere”:  l’idea di fondo è “non andate a pezzi”. Non “spezzettatevi” in tante persone; non permettete che la vostra vita cominci a scomporsi in situazioni in cui potete vivere da cristiani e in altre in cui non potete – guardate che succede in tanti che ufficialmente sono cristiani!

E’ un invito non ad abbandonare determinate attività, ma a fare interagire tutta la vita, tutto il nostro tempo in questa logica nuova che il Vangelo ci comunica.

Perciò Gesù parla del cibo e dei vestiti. Sono i due beni in funzione dei quali vive tuttora molta gente. Ma, soprattutto, il lavoro nei campi e il filare erano le due attività principali al tempo di Gesù: gli uomini lavoravano nei campi e le donne filavano e cucivano. Quando Gesù dice: “Non affannatevi di quello che mangerete, né di quello che indosserete”, sta andando a colpire proprio le principali attività lavorative delle persone del suo tempo. Li sta invitando a non lasciarsi prendere dall’affanno, a non spezzettare la propria vita. Sta chiedendo loro di collocare la propria attività lavorativa in un tempo dove Dio è coinvolto…

 

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Immagine: foto scattata al Campo dei fiori, Varese. “Guardate i gigli dei campi!”

Omelia II domenica dopo Pentecoste, rito ambrosianoultima modifica: 2010-06-11T11:05:03+02:00da fragiampaolo
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