omelia III domenica dopo Pentecoste, anno C, rito ambrosiano

sogno giuseppe.jpgPuò sembrarci “fuori stagione” la pagina evangelica di sapore natalizio che oggi ci viene donata. In realtà, l’intento della Liturgia è opporre diametralmente il momento della storia della salvezza in cui Giuseppe e Maria dicono di sì al progetto di Dio, al momento iniziale della storia, quello che determina la caduta dell’umanità: nella prima lettura Eva e Adamo cadono di fronte alla tentazione.

Abbiamo una di fronte all’altra due coppie che hanno fatto scelte opposte: l’una ha portato nel mondo dolore e morte; l’altra, salvezza e vita eterna.

Tali scelte non hanno riguardato soltanto le vicende personali di chi le ha compiute, ma hanno coinvolto anche noi. Noi risentiamo ancora della ferita del peccato delle origini; noi viviamo oggi della vita della grazia. Le loro scelte sono arrivate fino a noi.

 

E, di fatto, se ci fate caso, sono le due opzioni che l’umanità vive normalmente, le due grandi correnti che attraversano la storia del mondo.

Da una parte chi non si fida di Dio e pensa che in realtà Dio abbia qualche secondo fine, che non ci sia da fidarsi troppo, che forse stia cercando di approfittarsi di noi, di tenerci buoni e obbedienti come schiavi. E’ la tentazione che subisce Eva. Ma non possiamo certo considerarla estranea alla  mentalità dei nostri tempi. Anche oggi molti trovano quanto meno fastidioso il pensare a un Dio che si ringrazia, si adora. L’immagine stessa del Paradiso è per loro disperante.  Perché è il luogo in cui ti togli da te stesso e vivi tutto il tempo benedicendo, lodando, ringraziando: ad alcuni sembra una cosa terrificante! Può apparirci una posizione strana, ma c’è dietro l’idea malata di un Dio che si comporta come una specie di egocentrico pazzesco, che ci avrebbe creato solo per avere chi continuamente Lo ringraziasse e adulasse. Ne deriva un rifiuto tale che, se viene portato agli estremi, porta a desiderare di non essere stati creati. Eva è la prima rappresentante di questo grande filone, che sempre attraversa la storia del mondo: di Dio non ci si fida.

 

Dall’altra parte abbiamo Giuseppe, in particolare portato in evidenza nella lettura evangelica, e Maria, appena adombrata, che invece fanno un ragionamento opposto. Giuseppe e Maria vivono nella fiducia che Dio non ti vuole schiacciare; al contrario ti vuole far crescere, vuole aiutarti ad essere pienamente te stesso. E sono loro ad aver ragione.

Guardate i risultati! Da una parte c’è Eva, che ha paura che Dio sia il grande dominatore, che ti schiaccia. E, siccome non si fida, finisce davvero così: Dio la prende e la condanna e con lei tutti i suoi figli. Dall’altra ci sono Maria e Giuseppe, che invece si fidano, che non hanno paura che Dio li schiacci. E accade che hanno un figlio, che Dio si fa carne dentro il grembo di Maria e, invece di schiacciarli, diventa il loro bambino, un piccolo bambino inerme.

 

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omelia III domenica dopo Pentecoste, anno C, rito ambrosianoultima modifica: 2010-06-18T11:19:56+02:00da fragiampaolo
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