Omelia V domenica di Pasqua, rito ambrosiano

Barnaba.jpgNoi siamo normalmente infastiditi dal concetto stesso di “comandamento” e soprattutto non vediamo proprio come si possa conciliare con l’amore. Ci viene spontanea l’obiezione che l’amore non si può comandare. Dobbiamo però renderci conto che quando Gesù dà un comandamento ci sta dicendo che cosa è realmente costitutivo della nostra vita, cioè ci sta dando un elemento che ci consente di verificare se siamo davvero cristiani. Il concetto risulta più chiaro attraverso qualche esempio, per  aiutarci a capire che il comandamento è un obbligo, ma un obbligo costruttivo, che ti dice di che cosa non puoi fare a meno. Se sei uno che costruisce case, e i calcoli dell’ingegnere ti dicono che devi utilizzare una determinata quantità di cemento e una certa quantità di sabbia, non puoi invertire le proporzioni, altrimenti la casa che stai costruendo crollerà presto. Se sei un panettiere, non puoi, per risparmiare,  mettere metà del lievito previsto nell’impasto; ne verrebbe fuori un pessimo pane che non potresti più vendere. Se produci vino, certo non puoi permetterti di allungarlo con l’acqua. In apparenza hai messo dentro tutto lo stesso, sia nel pane che nel vino che nella casa, ma, se non rispetti le dosi e le indicazioni, ottieni un risultato cattivo e magari anche pericoloso.

 

Fuori dalle immagini e fuori di metafora, quando noi ascoltiamo i comandamenti del Signore, ammettiamo che sono indicazioni  indispensabili, ma poi di fatto scegliamo noi, arrangiandoci alla meglio, che cosa utilizzare e in che misura. E realizziamo così uno sproposito che non ci sogneremmo mai  di fare in altri ambiti, ma che ci appare normale  nella vita cristiana. Diventiamo tutti maestri, tutti “panettieri dello spirito”, capaci di fare cose meravigliose senza rispettare le regole, senza rispettare le indicazioni del Signore!

Quando ci comportiamo così, il  risultato è disastrosamente brutto o addirittura pericoloso.

Perché una comunità cristiana che si edifica su persone che pensano di essere tutte indipendenti le une dalle altre e di non dover fare riferimento ai comandamenti in modo normativo, non può stare in piedi. E’ come se ciascuno costruisse senza sapere che cosa sta costruendo l’altro.

Pensate ad una squadra di muratori che sta costruendo una casa:  accadrebbe un disastro se ciascuno di loro non sapesse che cosa devono fare gli altri e decidesse in proprio dove mettersi a realizzare una porta o una finestra, indipendentemente da un progetto comune! 

Troppe volte le nostre comunità cristiane sono costruite così: ciascuno edifica di testa sua, prendendo dal Vangelo le indicazioni che gli piacciono e lasciando da parte quelle che non gli piacciono.  Ne risulta una costruzione che non si sa bene che cos’è. E’ proprio quello che accade di fronte a certe comunità cristiane: non si capisce più da che parte si entra e come si guarda fuori. 

 

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Immagine: Barnaba depone i suoi beni ai piedi degli apostoli, WEIGEL, Johann Christoph, 1695

Omelia V domenica di Pasqua, rito ambrosianoultima modifica: 2010-05-03T12:36:25+02:00da fragiampaolo
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Un pensiero su “Omelia V domenica di Pasqua, rito ambrosiano

  1. Ho letto attentamente l’omelia della v domenica che come sempre mi aiuta a riflettere su cose che spesso sembrano scontate, ma non è proprio così.
    Io penso che dovremmo volentieri fare ciò che ci viene comandato perchè è la volontà di chi ci Ama più di tutti, quindi non è più in comando ma un piacere.
    Certo la nostra volontà umana non è sempre d’accordo, il combattimento è spesso grande, ma per fortuna, c’ è la Misericordia divina che interviene in soccorso e ci aiuta. Sono Mirella e leggo sempre volentieri queste omelie illuminanti.
    Spero nelle vostre preghiere perchè credo di essere una persona che combatte, ma che ha sempre bisogno di aiuto.Vi ringrazio.

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