Omelia IV domenica di Quaresima, rito ambrosiano

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Le opere, le azioni che una persona compie, rivelano o nascondono la sua verità profonda? Sono finestre, che aprono sul mondo della verità della persona che hai di fronte, o sono maschere? Ovviamente, la risposta è che dipende dai casi. Eppure, normalmente, ciascuno di  noi tende a dare una risposta preconcetta e standardizzata a questa domanda e, a seconda della scelta che facciamo, cambia molto il nostro modo di affrontare la vita.

 

Questa consapevolezza è importante per guardare all’esperienza dell’uomo nato cieco, che incontriamo nel brano di Vangelo. E’ l’esperienza in un uomo che si trova coinvolto in un cammino sorprendente, che inizia da “che cosa ha fatto Gesù”, per arrivare a riconoscere “chi è Gesù”. Il cieco sperimenta l’opera di Gesù, che gli dona la vista. A partire dalle opere, è chiamato in un lungo dialogo. E sono proprio le difficoltà che incontra, sottoposto al pressante interrogatorio, che in qualche modo lo aiutano a chiarire a se stesso che cosa è accaduto. Viene continuamente provocato e, tutte le volte che viene attaccato su un nuovo piano, scopre un livello ulteriore di conoscenza di Gesù. E’ un dato molto interessante. Noi a volte abbiamo paura del confronto con chi contrasta il percorso della fede. In realtà, probabilmente perdiamo un’occasione. Perché in quel confronto – quando è un confronto vero, che parte dall’esperienza che tu hai vissuto – c’è dentro la possibilità di arrivare a comprendere qualcosa di più del Mistero stesso. Quest’uomo, nel confronto ci capita per forza, perché praticamente lo trascinano in un tribunale. E’ costretto a interrogarsi su Gesù e, nell’adesione alla realtà vissuta, parte dal: “non so chi è, non so dov’è e non  so che cosa ha fatto” e arriva a riconoscere in Lui non solo un profeta, ma lo stesso Messia, il “Figlio dell’uomo” – secondo un’espressione cara all’apocalittica del tempo. E’ un percorso bello, profondo, che consente a quest’uomo di fare esperienza di un gesto che rivela. Il gesto che Gesù fa su di lui – quello di aprirgli gli occhi – è un gesto che rivela la verità profonda di Colui che ha operato il miracolo: Gesù è la luce. E’ “la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. All’inizio del Vangelo di Giovanni è esattamente questa l’immagine che ci viene data: il Verbo, la luce che illumina ogni uomo, la luce scesa nelle tenebre, “ma le tenebre non l’hanno accolta”.

In questo caso, invece, le tenebre fisiche di quest’uomo si aprono alla luce, diventano la porta d’ingresso per capire la verità profonda di Gesù: dal “che cosa fa”  arriva al “chi è”.

Ora, nelle letture che ci sono state donate, risultano evidenti – insieme a molti altri spunti, che  ciascuno può riprendere personalmente durante la settimana –  almeno due atteggiamenti contrari al percorso, aperto e leale, che compie l’uomo nato cieco. Sono due posizioni “patologiche”. La prima è rappresentata dai farisei, che lo interrogano;  l’altra dal popolo d’Israele, nella prima parte della lettura dell’Esodo.

Anzitutto i farisei: hanno un atteggiamento cinico, rispetto al mondo. Perché proiettano sugli altri il loro stesso modo di agire. Gesù li ha accusati più volte di essere…

 

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Immagine: EDY-LEGRAND, Edouard Léon Louis,1950

Omelia IV domenica di Quaresima, rito ambrosianoultima modifica: 2010-03-18T18:08:00+01:00da fragiampaolo
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