Omelia I domenica di Quaresima, rito ambrosiano

tentazione Cristo.jpgInizia il tempo della Quaresima e come sempre siamo invitati a rivedere la nostra vita, il nostro cammino cristiano. Accade facilmente di sprecare questo periodo senza rendersene conto. La prima settimana passa per prendere consapevolezza di essere entrati in Quaresima, poi una settimana per scegliere di prendere qualche impegno, una settimana per accorgersi che non si è capaci, due settimane per pentirsi di non averlo fatto: alla fine non hai cambiato nulla. Forse è invece il caso di ripensare questo tempo nel suo valore, nella sua bellezza, come una grande possibilità che ci è offerta, come un tempo che continuamente ci richiama ad andare all’essenziale.

In particolare le letture di oggi – mi fermo soprattutto sulla prima e sulla seconda lettura – ci chiedono di verificare qual è davvero la nostra strada. Perché a volte non arriviamo da nessuna parte per il semplice motivo che, in primo luogo, non siamo coscienti di qual è il nostro vero punto di partenza e poi non siamo realmente consapevoli di dove vogliamo arrivare. Accade, nella vita spirituale. E, se parti con questi presupposti, sai già come va a finire.

 

Ora, la prima lettura ci invitava ad immedesimarci nel sentire del popolo d’Israele, profondamente consapevole del suo stato di peccato. Consapevole di quale è il suo grande peccato, che non consiste solo in piccole o grandi trasgressioni specifiche. Consiste, più radicalmente, in una profonda mancanza di fede. E’ qualcosa che ti fa rendere conto che non sei veramente credente, non ti stai realmente fidando di Lui. Tutte le volte che il popolo d’Israele ha vissuto quest’esperienza, ha anche vissuto il “cuore dilaniato”. “Laceratevi il cuore e non le vesti” è una delle espressioni della prima lettura. Sapete che c’era l’usanza, quando facevi penitenza per un peccato o di fronte ad un evento che dava scandalo, di strapparsi i vestiti: era un gesto un po’ scenografico, che rischiava di rimanere esteriore.  Ma il profeta dice che, quando ti accorgi di quale è il tuo stato, è il tuo cuore che devi prendere e “strappare”. Perché, in realtà, si è attaccato a qualcosa da cui devi con grande forza tirarlo via. Devi proprio “strapparlo via”, come una pianta rampicante: avete presente quanto è difficile rimuovere quelle terribili edere che aderiscono ai muri ed entrano in ogni fessura! Ecco: il nostro peccato entra dentro il nostro cuore e si attacca, si annida in tutti i buchi possibili.

Noi dobbiamo riconoscere questo peccato:  è il punto di partenza, altrimenti non andremo da nessuna parte. Non faremo alcun cammino, se non siamo neppure convinti – se non in un sentire vago e indefinito – di aver bisogno di cambiare.

 

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Immagine: Due tentazioni di Cristo nel deserto, Maestro Francesco, 1475-80, Museo Meermanno Westreenianum

Omelia I domenica di Quaresima, rito ambrosianoultima modifica: 2010-02-25T17:47:00+01:00da fragiampaolo
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