Meditazione per la Divina Maternità di Maria

MAGNIFICAT

I “Servi di Maria”, al termine del loro 210° Capitolo generale, celebrato a Città del Messico nel 1995, hanno affidato le loro riflessioni ad un documento di straordinaria bellezza e attualità, dal significativo titolo ‘Servi del Magnificat’. Ve lo proponiamo come testo di meditazione in questo giorno che la chiesa ambrosiana dedica alla Divina Maternità di Maria

Il dono del Magnificat

Il Magnificat – dice il documento che esaminiamo – è un dono. Di Dio alla Vergine; di questa alla Chiesa, a ciascuno di noi. Come dono esso va compreso e accolto, diversamente non se ne coglie il fascino, non se ne penetra il significato profondo. Per il Magnificat vale la parola biblica: “Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’Alto e discende dal Padre della luce” (Gc 1, 17). Con animo riconoscente, dunque, e pieno di rispetto per la Parola santa vogliamo riflettere su questo cantico che il Signore, dopo averlo posto sulle labbra di Maria di Nazareth, mette ogni giorno sulle nostre labbra”.

Dal Benedictus del mattino al Magnificat del tramonto e al Nunc dimittis dell’ora del riposo: la giornata della vita (e ogni giorno della nostra esistenza terrena) scanditi da questi canti di lode.

Sappiamo come il Magnificat affondi le sue radici nella poesia dei Salmi e di altri inni dell’Antico Testamento, in particolare nei cantici delle donne d’Israele, che esaltarono le gesta e la misericordia di Dio: Miryam, Debora, Giuditta, Anna, donne di coraggio, di poesia e di profezia. Si potrebbe dire che i loro canti preludono al cantico della Vergine, come gli avvenimenti che esse cantarono sono figura dei fatti salvifici a cui la Vergine Maria prese parte: il passaggio del Mar Rosso adombra la Pasqua di Cristo; le vittoria su Sisara e Oloferne, la sconfitta del Maligno; la nascita di Samuele da grembo sterile, la nascita di Gesù da grembo verginale.

Il Magnificat ha un suo senso letterale, inerente al momento e al contesto in cui sgorga dal cuore della Vergine. Ma esso giunge a noi carico della ricchezza delle successive letture ecclesiali. Il Magnificat, infatti, ha accompagnato e nutrito la preghiera della Chiesa, ne ha illuminato il cammino, l’ha fatta crescere e, a sua volta, è cresciuto con essa. Al cantico di Maria si applica in modo particolare il principio esegetico formulato da San Gregorio Magno: “Gli oracoli divini crescono insieme con chi li legge” (cfr. Homiliae in Hezechielem prophetam I, VII, 8: CCL 142, p. 87).

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Il Magnificat è, ancora, un dono che ci introduce nella vicenda di Maria ed è ispirazione, modello per la nostra preghiera, oltre che una pagina per la nostra riflessione. “Come il fiat di Maria – spiega il documento capitolare – fu parola detta a nome dell’intera umanità, così il Magnificat è canto che racchiude l’esultanza e la lode dei popoli. Maria è creatura, frammento singolare in cui, dopo Cristo, tutto è ricapitolato e in cui tutto è detto. Come Maria, così noi. In noi e per noi, restituiti alla nostra verità di frammenti destinati a comporre il tutto: Israele, le Chiese, il mondo (cioè, l’umanità e il cosmo) cantano e magnificano il Signore (…).

Similmente, il Magnificat è per noi insegnamento di come la preghiera debba essere risposta dossologica alla Parola ascoltata, fede che canta la grazia. Perché Maria lo pronunziò in comunione con il suo popolo, esultante per lo spuntare dell’alba messianica, grata perché il Signore aveva rivolto lo sguardo a lei, sua umile serva; ammaestramento per noi di come la preghiera sia spazio di comunione tra Dio e noi, tra noi e il prossimo; sia lode all’Altissimo e servizio ai fratelli (…).

Ed è una straordinaria pagina di lectio divina, perché Parola di Dio da accogliere con fede e con rendimento di grazie, come l’accolse Maria; da meditare custodendo nel cuore, come Maria, la memoria di parole ed eventi riguardanti suo Figlio e la salvezza del genere umano; da cantare per le strade mondo, quale espressione di culto riconoscente al Signore e proclamazione della sua misericordia, come lo cantò la Madre di Gesù in “una città di Giuda” (Lc 1, 39); da vivere con coerenza ed audacia confidando, come Santa Maria, nella bontà di Dio e nell’aiuto della grazia”.

Alla luce di queste riflessioni, si comprende l’intuizione di Sant’Ambrogio, che auspica: “Sia in ciascuno l’anima di Maria per magnificare il Signore; sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio” (cfr. Expositio Evangelii secundum Lucam II, 26: Sch 45, pp. 83-84). E si spiega perché la Chiesa abbia fatto del Magnificat un momento culminante della Liturgia delle Ore: in Oriente al sorgere del sole, in Occidente all’ora del vespro. L’uso liturgico del Magnificat, infatti, si colloca in quel processo di identificazione tra la Chiesa e Maria che fu molto sentito nell’epoca patristica (cfr. A. Muller, Ecclesia-Maria):Maria e la Chiesa, una persona, una voce. La Chiesa in preghiera (Ecclesia orans) è la Vergine orante, Maria (Virgo orans).

Testo proposto ai lettori del blog da Antonietta

Immagine: Beato Angelico Visitazione, Cortona, Museo Diocesano

Meditazione per la Divina Maternità di Mariaultima modifica: 2009-12-19T19:03:00+01:00da fragiampaolo
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