Omelia V domenica Avvento, rito ambrosiano, anno C

Rodin - San Giovanni Battista che predica (New York, The Museum of Modern Art, 1878).jpgPiù che sulle letture, che pure toccheremo e vedremo in alcuni aspetti che ci sono stati presentati, punto la mia attenzione su una parte della Liturgia, che normalmente è inserita nella nostra preghiera, e cioè sulle antifone che la attraversano: all’ingresso, dopo il Vangelo, allo spezzare del pane e alla Comunione. Sono quattro testi di preghiera che ci danno il tono di quello che dovremmo vivere in questa Liturgia. E ci consentono di rileggere poi le letture a partire da questa ottica. In qualche modo, infatti, ci “costringono”, o comunque ci aiutano, a condensare in questa nostra Celebrazione tutto il cammino dell’Avvento, che già volge al termine, perché la prossima domenica celebreremo Maria come Madre del Signore e subito arriveremo al Natale. Tutto il percorso che è stato compiuto, in un certo senso ci viene chiesto di riviverlo.

 

“Rivelati, o tu che siedi sui cherubini!

 Manifesta la tua potenza e vieni, Signore, a salvarci.

Volgiti a noi, o Dio onnipotente,

guardaci dal cielo e vieni, Signore, a salvarci”

Il punto di partenza lo troviamo in questa antifona all’ingresso. Questo desiderio, questa bruciante attesa di Lui, questo pensiero fisso – che ha attraversato tutto l’Avvento, dall’inizio fino ad oggi – diventa davvero la nota caratteristica del nostro essere. Noi siamo sempre in attesa del Suo ritorno. Noi siamo sempre in attesa della Sua venuta. Sempre in attesa di una pienezza. Sempre in attesa di qualcosa che porterà a compimento tutto ciò che noi già adesso cominciamo a pregustare in mille modi, in mille situazioni, ma che continuamente ci apre all’oltre.

Ecco, questa attesa deve essere presente dentro di noi. Ed è solo questo modo di essere, di vivere, che ci consente di ascoltare la Parola di Dio in modo pieno. Perché ti mette in un atteggiamento di apertura, di domanda: “Vieni da me! Parlami! Dimmi: che cosa devo fare?”. Allora la Parola che ti arriva, è una Parola che ti sta dando una risposta, che ti dice: “Bene: fai così!”, oppure: “Guarda: il Signore è vicino. Muoviti in questa direzione. Accoglilo in questo modo”.

 

Tutto ciò che accade diventa un’occasione, quando hai questa attesa nel cuore. Se sono eventi belli, diventano segni di speranza. E se sono realtà negative, tribolazioni o sofferenze, diventano occasione di purificazione. La prima lettura diceva al popolo di Gerusalemme: “Anche se il Signore ti darà  il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione, non si terrà più nascosto il tuo maestro”. Anche gli eventi negativi, che sono causa di afflizione, diventano occasione per purificare il cuore, per spogliarsi di tutto ciò che è inutile, che è un accessorio – qualcosa che è messo sopra – e restare nell’essenziale, nella nudità totale dell’anima che cerca il suo Signore. Allora tutto ciò che può accaderti, buono o cattivo, diventa realtà che fa crescere dentro di te questa attesa, questo desiderio, questa ricerca di Lui.

Certo per noi non è facile immaginare la tribolazione come una realtà positiva, ma…

 

Leggi tutta l’omelia: V_Domenica_di_Avvento.doc

 

Immagine: Rodin – San Giovanni Battista che predica (New York, The Museum of Modern Art, 1878)

Omelia V domenica Avvento, rito ambrosiano, anno Cultima modifica: 2009-12-17T19:02:11+01:00da fragiampaolo
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