Omelia IV domenica di Avvento, rito ambrosiano, anno C

Come tutti gli anni, ci troviamo vagamente spiazzati di fronte al testo Evangelico che ci viene proposto, collocato in questo periodo dell’anno liturgico. Anzi, con la Riforma l’apparente dissonanza risulta ancora più evidente. Mentre prima infatti veniva letto nella  seconda domenica di Avvento, adesso lo ritroviamo nella quarta. Siamo tanto vicini ormai al Natale e veniamo immersi in un brano che conduce alla  Passione – perché l’ingresso in Gerusalemme apre l’ultima settimana  di vita di Gesù, che porterà alla crocifissione e alla morte.

Ecco che avvertiamo la necessità di ripensare alla ragione per cui questa pagina è collocata nel nostro cammino di Avvento. Il motivo profondo è che viene richiesto a ciascuno di noi di ricordarci che l’attesa del Natale – cioè del ricordo, della memoria della nascita di Gesù – deve per noi coincidere con l’attesa del Ritorno glorioso di Gesù. E che quindi ogni momento di attesa e di accoglienza di Gesù è immagine di quel grande Ritorno, di quella grande accoglienza che ciascuno di noi dovrà vivere alla fine dei tempi.

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L’Avvento ha questa particolare struttura, in cui continuano ad intersecarsi più piani e momenti diversi della Storia della Salvezza: l’attesa dei profeti e l’attesa del Ritorno glorioso; la memoria della nascita e la fiducia nella fedeltà del Signore che ritornerà. Continuamente si legano questi temi.

Nella pagina Evangelica che ci viene donata, ci è detto con una certa chiarezza qual è l’atteggiamento per accogliere il Signore. Oltretutto, se ci avete fatto caso, riecheggiano le stesse esclamazioni dell’annuncio degli angeli: “Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!”. Sono le parole che dicono i discepoli, ma sono anche le parole che sentiremo la Notte di Natale dai cori degli angeli.

L’indicazione che riceviamo è di chiederci se stiamo realmente accogliendo il Signore. O se invece siamo anche noi nelle condizioni in cui troviamo i discepoli in questo episodio, che nutrono aspettative sbagliate e saranno poi ovviamente costretti dagli eventi a rivedere la loro idea di Gesù come “re”. Domenica scorsa,  abbiamo avuto l’esempio di Giovanni il Battista con le sue attese, che però vengono regolarmente frustrate.

Tutte le volte che noi ci troviamo di fronte al Signore, arriviamo con il nostro bagaglio di bisogni, di attese nell’immediato, di situazioni che ci chiedono risposta in quel momento, nelle quali non sappiamo che cosa fare, nelle quali speriamo che intervenga Lui, per risolverle al posto nostro.

E sempre e comunque siamo invece invitati a fare un percorso, per imparare che…

 

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Immagine: Ingresso in Gerusalemme, Pietro Lorenzetti, 1320, Assisi

Omelia IV domenica di Avvento, rito ambrosiano, anno Cultima modifica: 2009-12-07T18:43:36+01:00da fragiampaolo
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Un pensiero su “Omelia IV domenica di Avvento, rito ambrosiano, anno C

  1. Qual è l’atteggiamento per accogliere il Signore!
    Da questa omelia ho compreso e trovato la risposta a come porsi intimamente di fronte al Natale, a questo avvenimento che ha “la pretesa di cambiare il volto di Dio e dell’uomo”…Voglio ripetermelo spesso per non trovarmi spiazzata nei momenti di prova! Grazie per sezionare così profondamento il Vangelo e porcelo sempre in una luce “diversa” , nuova, profonda… Il Vangelo è proprio una fonte inesauribile…a noi la capacità di trarne il massimo e… grazie a che ci aiuta!

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