Omelia II domenica di Avvento, rito ambrosiano, anno C

Partiamo da un primo livello di lettura del Vangelo: “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. Quando leggiamo questa frase pensiamo subito al Vangelo come “testo scritto” e rischiamo di perdere di vista ciò di cui si sta veramente parlando: il Vangelo – la “buona notizia” – è Gesù stesso. Lui “è il Vangelo”.

La prima cosa che dobbiamo fare è chiederci se davvero Gesù è per noi la “buona notizia”.

Che cosa significa? Come si fa a verificarlo? Semplice! Capiamo cos’è una buona notizia pensando a quando noi, durante una giornata, magari in mezzo a problemi di varia natura, malgrado tutto restiamo contenti, sereni, perché semplicemente abbiamo sentito una cosa bella, oppure ci è successo un episodio positivo all’inizio della giornata. È qualcosa che ci sostiene, ci dà speranza, ci fa attraversare e affrontare la vita bene.

Ecco: proviamo a verificare quante volte andiamo in giro fischiettando durante il giorno, pensando a Gesù. In fondo dovrebbe essere così. Se Lui è la bella notizia, quella che ci sorregge,  vuol dire che, nel corso della giornata, malgrado tutte le complicazioni e le negatività che devi affrontare, ripensi a Lui e ritrovi la convinzione e la gioia per andare avanti, sai che ne vale la pena.

Gesù “è” il Vangelo per noi.  Abbiamo davvero bisogno di riscoprire questa certezza. Dovrebbe stare alla base dell’essere cristiani; una consapevolezza immediata e quasi istintivamente presente in ogni istante. Invece dobbiamo ammettere che spesso non è così. Pensate all’ultima settimana: un tempo breve, così facciamo un esercizio semplice e concreto. Quante volte, nel corso di questa  settimana, durante la giornata vi siete fermati e avete detto: “Mi va tutto male, però, in fondo, che bello: c’è Gesù!”? Poco, vi rispondo io. Invece questo fondamento lo dobbiamo ritrovare. Risentire e professare che Lui è il Cristo, il Figlio di Dio, rivivere i diversi momenti della Sua vita, riascoltare le Sue parole: dovrebbero essere la presenza costante della vita di ogni giorno, quella che ci tiene su, quella che ci fa camminare bene.

 

Esiste poi un secondo livello di lettura in riferimento al Vangelo. Il Vangelo è Gesù, ma poi il Vangelo è anche quel testo che parla di Gesù. Che ci racconta la Sua vita, che riporta le Sue parole, che ci conduce ad interrogarci.

Anche questo livello presenta aspetti problematici. Molti cristiani hanno un approccio “schizofrenico” ai testi del Vangelo. Lo chiamiamo Vangelo, quindi “buona notizia” – tutte le volte che lo si legge in assemblea si canta gioiosamente l’Alleluia, ci si alza tutti in piedi perché accade una meraviglia -, però non lo viviamo in maniera conseguente.

Il primo modo sbagliato di relazionarsi al Vangelo è quello di ascoltarlo come se fosse…

 

Per leggere il resto dell’omelia: II_Domenica_di_Avvento.doc

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Immagine: Battesimo di Cristo (particolare dei penitenti che si preparano), Masolino da Panicale, Castiglione Olona

Omelia II domenica di Avvento, rito ambrosiano, anno Cultima modifica: 2009-11-25T08:36:00+01:00da fragiampaolo
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