Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
In questo breve brano con il quale inizia il capitolo 6 del Vangelo di Matteo, il termine “ricompensa” 
viene ripetuto ben tre volte, ed è proprio su questo termine che mi voglio soffermare per la mia riflessione.
Il Signore Gesù conosce a fondo l’animo umano sa ciò che conta per noi uomini: l’essere ammirati, lodati e stimati dagli altri, ottenere il consenso della gente con qualsiasi mezzo. Persino quando facciamo delle opere buone, quando preghiamo o facciamo l’elemosina e ci diciamo convinti di farlo per il Signore, vogliamo che tutti lo sappiano, che ci notino che ci ammirino…che ci “ricompensino” in qualche modo, trasformando il fine delle nostre azioni in lodi rivolte solo a noi.
Così, dice Gesù, non lodiamo Dio ma noi stessi. E’ invece l’ammirazione di Dio che dobbiamo volere, Egli “che vede nel segreto” e che conosce l’intenzione profonda del nostro agire saprà ricompensarci. L’elemosina autentica è quella che nasce dal cuore di una persona ricolma dell’amore di Dio che è capace di condividere con l’altro ciò che ha, senza altri fini e in assoluta gratuità. La nostra vera ricompensa è da ricercare nell’amore di Dio che nel silenzio del nostro agire ci vede e ci arricchisce con la sua presenza nella nostra vita e noi dobbiamo imparare a sentire la gioia di essere continuamente sotto il suo sguardo amoroso e a lui rivolgere la nostra preghiera e le nostre azioni.
Eugenia