Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.
Gesù ci chiede di amare i nostri nemici e di essere perfetti. Ma noi siamo capaci di amare e salutare quelli che, pur non essendo nemici, non sono neanche amici? Quante volte a messa se non sei in mezzo al tuo gruppo, il segno della pace che dai o ti viene dato è una semplice formalità senza calore e senza sorriso?
Se per strada qualcuno che riconosci come un extracomunitario ti si avvicina, il tuo istinto non è di metterti subito sulla difensiva? Anche se lui non ha fatto niente che ti possa preoccupare?
L’unico posto dove oggi si saluta qualcuno che si incontra e non si conosce è quando si cammina in montagna. Magari perché siamo soli nella grandezza del Creato e l’altro ci sembra identico a noi?
Dovremmo poterci spogliare di tutto quello che è apparenza per vedere nell’altro un figlio di Dio.
Candida