Omelia Solennità Cristo Re dell’universo – Anno B – rito ambrosiano

Quello che viene rinfacciato a Gesù sulla croce è il silenzio di Dio: “Non vedi che non ti risponde? Non vedi che non ti salva? Se non ti salva, vuol dire che non è d’accordo con te”. L’aver seguito e predicato la via dell’amore non è approvato da Dio, perché Dio non sta facendo niente: “Non ti sta liberando? Non è d’accordo con te!”. In fondo era semplice: un ragionamento lineare, molto preciso. Era difficile scappare da questa logica.

Tutti si aspettavano un Dio che intervenisse, secondo una modalità coerente alle loro attese: sia che fossero Ebrei – che aspettavano il Messia -, sia che fossero Romani – un popolo di militari -, comunque avevano in mente un modello che non si realizza. Gesù è abbandonato sulla croce. E in quel silenzio si gioca tutto il contendere tra il silenzio stesso di Gesù – o le Sue parole – e le persone che lo circondano.

Quel silenzio di Dio è segno dell’abbandono o va interpretato in modo diverso?

Evidentemente, se noi siamo qui è perché lo interpretiamo in modo diverso. Eppure, tutte le volte che la giochiamo sulla nostra pelle questa modalità di presenza di Dio – dove noi ci aspetteremmo azione e parole e chiarezza e invece troviamo silenzio -, pur da credenti, conosciamo bene la fatica  che chiede. Perché noi stentiamo a vivere questa modalità di presenza del Signore come una presenza vera. Noi siamo assaliti dai dubbi: in fondo le parole che vengono dette dai soldati, che vengono dette dal ladrone, sono le parole che riecheggiano anche in noi, come tentazione: “Lascia stare! Pensa a te stesso! Salvati da solo! A chi ti affidi? Non vedi che non parla, non fa, non dice!”.

E’ la grande tentazione che attraversa sempre la storia della Chiesa.

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La croce è sempre questo grande segno di divisione tra chi la interpreta come una sconfitta, semplicemente come il segno della morte, e chi invece la interpreta per come è, come tutt’altro.

Perché, vedete, la cosa veramente strepitosa, in questo brano del Vangelo, è che è Gesù la Parola di Dio. In realtà, Dio non sta in silenzio sulla croce; Dio sulla croce parla come non ha mai fatto prima. Quello che noi vediamo Crocifisso è la Parola di Dio. Non il silenzio di Dio, ma la Parola.

Quando noi guardiamo il Crocifisso, noi vediamo la Parola definitiva che Dio dice su Se Stesso – e anche su di noi. E’ la Parola capace di riassumere ogni altra parola detta da Dio in qualsiasi istante della storia. Ogni parola detta dall’uomo in qualsiasi istante della storia.

Guardare il Crocifisso significa vedere un Dio che ha scelto di stare con noi, di donarsi, perché “è” dono di Se Stesso. Non perché ha fatto un’eccezione, ma perché è la Sua natura darsi senza riserve. E, quando noi guardiamo il Crocifisso, contempliamo un Dio che si dà senza riserve, senza difese – anche senza difese rispetto all’incomprensione, lo scherno, la derisione. Ci si accanisce, oggi come sempre, persino contro il simbolo del crocifisso, tanto  più contro il suo significato profondo.

 

Se vuoi leggere tutta l’omelia da cui è tratto il post: Domenica di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell.doc

 

Immagine: Crocifissione, Andrea Mantegna

Omelia Solennità Cristo Re dell’universo – Anno B – rito ambrosianoultima modifica: 2009-11-14T12:08:29+01:00da fragiampaolo
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