Omelia VI domenica dopo Pentecoste – Rito ambrosiano – anno B

Conoscere

 

Conoscere Dio è possibile? Sapere della sua esistenza è solo il primo passo e già molti mettono in dubbio anche questo. Sapere com’è, cosa pensa, come agisce e i mille altri aspetti che noi cataloghiamo come conoscenza sembrerebbe impresa impossibile.

 

Eppure esistono diversi modi di conoscere e diverse dimensioni dell’uomo coinvolte.

 

È di gran moda una conoscenza che sia risultato di una indagine. È una ottima modalità di conoscenza che ha ottenuto e otterrà grandi risultati. Ma non è la sola.

 

Quando di fronte a me non sta un oggetto ma una persona ci sono moltissime cose che solo il mio interlocutore può mostrarmi. Conoscere i motivi che spingono a una scelta, il pensiero che lo abita, il fine che vuole ottenere mi apre nuovi spazi di comprensione che non raggiungerei con la semplice indagine dei fatti.

 

Quando la persona che sta di fronte a me è Dio questo tipo di conoscenza si chiama Rivelazione. È un peccato che molte persone intendano il riferimento alla Rivelazione come una forma di abdicazione dell’intelligenza. Si precludono una conoscenza diversa della realtà. La conoscenza derivata dalla Rivelazione non è minore di quella da indagine ed è una conoscenza vera. Non si smette di pensare ma si pensa a partire da un punto di partenza che viene donato.

 

09 - chagall-moses-burning bush.jpgQuesto sguardo nuovo mi consente di comprendere eventi che altrimenti resterebbero misteriosi o ambigui. Su tutti il Mistero della Croce.

Finire la propria vita crocifissi è semplicemente un fallimento. Colpevole o innocente che sia la vittima.

Il giudizio sulla croce che io come cristiano formulo è invece profondamente diverso. Io ho ricevuto le parole di Gesù, che mi parlano del Suo servire, del Suo donarsi, del Suo essere venuto al mondo per cercare gli ultimi, dell’essere venuto perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Ho le parole dell’ultima cena che anticipano il senso della croce: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me» (…) «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi». Solo tenendo presente tutto questo Suo modo di pensare e di rivelarmi il suo cuore,  ricomprendo la croce non come un fallimento, ma come un compimento. Cristo si dona ad ogni uomo dando la Sua vita per amore. Da la vita a noi generandoci a un mondo nuovo.

 

Non è ancora sufficiente, anche se potrebbe già cambiare e riempire di senso molte vite. Se io ho sentito parlare Gesù mi rendo conto che Lui ha legato Se Stesso al Padre in una relazione di “essere Figlio”, che non è relativa solo a questa vita, ma è essere “il Figlio”, da sempre, dall’eternità e per l’eternità. Mi rendo conto che in molte occasioni Gesù ha usato per Sé il nome di Dio: “Io sono”, e dunque l’intera Sua vicenda rimanda ad un livello ulteriore di lettura. La Croce appare ora la rivelazione di ciò che è Dio: Dio è dono di Sé. Io vedo la croce e conosco Dio. Vedo la croce e mi trovo di fronte al vero roveto ardente. Incontro l’Amore che si dona, l’ Io Sono che mi raggiunge nella mia prigionia, nella mia morte per liberarmi.

 

Mi libera coinvolgendomi nella Sua morte e nella Sua Vita.

Quando io vedo il Crocifisso e lo conosco, mi trasformo ad immagine di Colui che mi ama. Questa è la Rivelazione che cambia ciò che siamo; non solo il nostro modo di sapere, ma il nostro modo di essere. Perché ci trasforma a Sua immagine e inizia per noi quel percorso di vita eterna che ci porterà ad essere sempre più a Sua immagine e somiglianza, sempre più come Lui, anche se mai potremo esaurire il Suo infinito ed eterno e perfetto Mistero d’Amore.

 

Leggi l’omelia della VI domenica dopo Pentecoste su questo tema: VI_Domenica_dopo_Pentecoste.doc

 

Immagine: Marc Chagall, Il roveto ardente

 

Omelia VI domenica dopo Pentecoste – Rito ambrosiano – anno Bultima modifica: 2009-07-13T20:59:00+02:00da fragiampaolo
Reposta per primo quest’articolo