01 – La Tenerezza: vocazione all’amore

Il giorno 9 maggio 2009 abbiamo avuto la gioia di accogliere e ospitare don Carlo Rocchetta per un incontro rivolto alle famiglie sul tema “La tenerezza coniugale. Spazio di accoglienza e comunione”.

Penso di fare cosa utile nel non pubblicare in un colpo solo tutto l’intervento preferendo invece “spezzettarlo” in sezioni più piccole per permettere una più attenta riflessione e revisione di vita. Ogni sezione dell’incontro diventa così un post sul tema della famiglia.

Alla fine pubblicherò anche l’intero file audio per riascoltare l’intervento.

 

Buona lettura e meditazione.

 

La tenerezza: vocazione all’amore

icona_assunzione_grande.gif “La tenerezza come accoglienza e comunione”. La parola centrale è “tenerezza”. Naturalmente la parola “tenerezza” va intesa in senso alto, non in un senso più o meno emotivo o sdolcinato, ma in un senso profondo, come sentimento forte, con cui ogni persona è chiamata a misurarsi, perché dalla tenerezza dipende la felicità di ognuno. Il contrario della tenerezza, sapete che cos’è? E’ l’asprezza, la durezza di cuore; in termini biblici si direbbe il “cuore di pietra” e non il “cuore di carne”. Quello di pietra è il cuore indurito, il cuore che non sa amare, che non sa farsi amare, il cuore che si oppone all’altro, che si contrappone all’altro. Il “cuore di carne” è il cuore che accoglie, che ama, che crea relazioni di comunione. Ecco perché la tenerezza è lo “spazio” perché noi sappiamo aprirci all’accoglienza e creare relazioni di comunione gli uni con gli altri. Questo tema è fondamentale per ogni persona, per ognuno di noi, perché dalla tenerezza dipende – lo ripeto – la nostra felicità. Il sentimento della tenerezza è il sentimento più alto, più nobile inscritto in tutti noi. Un autore come Erich Fromm, che non è un autore cristiano e che però ha scritto un bel libro su “L’arte di amare”, dice che, fra tutti i sentimenti che la persona umana ha coltivato lungo la sua storia, non ne esiste uno più alto del sentimento della tenerezza, come sentimento umano e umanizzante. Vale a dire che una persona che non fosse capace di tenerezza, non sarebbe nemmeno persona umana. Pensate a una persona che è sempre dura, ostile, aspra, che non sa amare e non sa farsi amare: non è pienamente persona umana, al limite rasenta la brutalità. Questo vuol dire Fromm: la tenerezza è un sentimento umano e umanizzante, che ci umanizza, ci rende persone capaci di relazione. La tenerezza è un sentimento forte, come dicevo, perché noi siamo “esseri di tenerezza”. Perché siamo creati a immagine e somiglianza di Dio, che è infinita tenerezza. Noi siamo esseri che portiamo in noi iscritto questo DNA: la vocazione ad amare e ad essere amati. Questo significa tenerezza: il desiderio di amare e di essere amati che è inscritto in tutti noi. E si è felici se si realizza questo “sogno”: questo sentirsi amati e sentire di amare. Dunque un tema fondamentale per tutti noi e un tema fondamentale per gli sposi. Perché io credo di poter dire – alla luce dell’esperienza che vivo quotidianamente – che la patologia della vita coniugale comincia quando tra i due sposi non c’è più tenerezza. Quando ognuno dei due si sente solo, non si sente amato, si sente addirittura rifiutato dall’altro, comincia la crisi, comincia la patologia della vita coniugale. Dalla tenerezza dipende la felicità della coppia, cioè la capacità di vivere una relazione “cordiale” – la parola “cordiale” deriva dal latino “cor, cordis” -, una relazione che nasce dal cuore e porta a relazioni umane, affettive, positive. Questo tema è fondamentale dunque per gli sposi. La stessa sessualità degli sposi se non è vissuta nella tenerezza, è vuota, diventa qualcosa di soltanto fisico, di “routine”, è come un corpo senza anima. E’ la tenerezza che dà alla sessualità quello che la sessualità da sola non può dare: nel senso dello stupore, della meraviglia, la gioia di essere dono e accoglienza l’uno per l’altro. Tutto questo deriva dalla tenerezza, dalla capacità di attivare in noi questo sentimento profondo che c’è in noi, non si tratta di inventarlo, non si tratta di imporlo; si tratta di farlo emergere, perché noi siamo esseri di tenerezza, portiamo in noi questa vocazione ad amare e ad essere amati. Il problema è che questo sentimento venga fuori.

il testo è una trascrizione da registrazione non rivista dall’autore

01 – La Tenerezza: vocazione all’amoreultima modifica: 2009-05-18T17:35:00+02:00da fragiampaolo
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