Omelia V domenica di Pasqua, rito ambrosiano, anno B

pietro%20e%20andrea.jpgNon basta sapere delle informazioni su Dio per conoscere Dio. Quanta gente le sa. Più o meno sono andati tutti a catechismo. Qualcosa si ricordano e pensano di conoscere e quindi di credere. Ma il credere è davvero questo? La conoscenza della fede è davvero una conoscenza di questo tipo? O c’è qualcosa di più? Noi, fortunatamente, abbiamo molti diversi modi di conoscenza, che applichiamo nelle varie situazioni. C’è un modo di conoscere che comunque riesce ad aprirti  allo stupore; e questo è già importante. Magari non ha nessuna conseguenza pratica, ma quando ascolti dici: “Ma che bello: ho conosciuto qualcosa che mi ha aperto gli orizzonti; forse non mi serve nella vita quotidiana, ma è importante”. Ad esempio: sono davanti alla televisione e guardo un documentario su un animaletto, che abita in un posto sconosciuto del mondo e che io non avrò mai modo di incontrare. Alla fine del documentario dico: “Ma guarda che meraviglia! E’ davvero spettacolare!”. Questo è un modo di conoscere aperto allo stupore. E già qui siamo in crisi. Ditemi che di fronte alla Parola del Signore, che ascoltiamo ogni domenica, la reazione minima è almeno quella da documentario! Se non c’è, di fronte alla Parola, almeno questo stupore, che mi fa dire: “Ma che bello! Ho imparato una cosa che non avrei mai potuto sapere in altro modo, se non attraverso la Scrittura!”, siamo nei guai. Diamo per scontato che noi, che veniamo alla Messa domenicale, viviamo almeno questo livello. Ma ci sono anche altri modi di conoscere, ancora più profondi. C’è il modo di conoscere dell’amore, che ti pone di fronte a qualcuno e dove spesso l’amore precede la conoscenza vera. Perché è davvero difficile conoscere veramente, in modo tale da poter dire: “Adesso mi fido, mi affido a questa persona”. Persino quando ci si sposa, puoi dire davvero di conoscere la persona che stai sposando? Conosci qualcosa, ma in realtà dopo molto, molto tempo ti renderai conto di aver cominciato a capire qualcosa. L’amore precede la conoscenza.

 

Ci sembra strano, perché tendiamo a pensare secondo certi proverbi, per cui “l’amore è cieco” e l’amore non ti permette di conoscere. Ovviamente, quest’interpretazione dell’amore, che esclude la conoscenza, dipende da un modo di pensare tutto calibrato sull’esteriorità. Quando usiamo l’espressione “l’amore è cieco”? Quando vediamo un bel ragazzo o una meravigliosa ragazza che sta insieme ad una persona davvero brutta. Allora ci viene da dire: “L’amore è proprio cieco”.  Perché, in realtà, il nostro criterio di valutazione è l’esterno, non la persona. L’altro in realtà sta costruendo secondo un criterio diverso: guarda e conosce veramente la persona, cosa che noi invece non stiamo facendo. L’amore ti consente di conoscere l’altro per quello che è, non per quello che appare, anche nelle sue caratteristiche non amabili. Infatti tra noi esseri umani, disgraziatamente, quando conosci qualcuno, non trovi tutto meraviglioso. Succede come quando arrivi alla fine del documentario e pensi che almeno metà era meglio se non ci fosse stato, però hai arricchito la tua conoscenza. L’amore fa conoscere. Ora, nella fede l’amore precede la conoscenza, perché l’annuncio che ti viene fatto non è una cosa da imparare, una cosa da studiare, è una cosa che ti coinvolge in un amore che ti viene dato. L’annuncio è: “Io ti amo”. L’annuncio è Dio che ti dice: “Io ti amo così profondamente da morire per te”. E’ una conoscenza? Certo che è una conoscenza, però capite che si pone totalmente su un altro livello. E’ la conoscenza di chi ti dice: “Ti amo”. E’ una cosa che sai, ma non ti puoi limitare a dire: “Ecco, adesso lo so”.

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Immagine: icona siro-palestinese, patriarcato Greco melkita cattolico, Gerusalemme (secolo XX). L’icona esprime la comunione tra Chiesa d’Occidente e Chiesa d’Oriente: San Pietro, primo vescovo di Roma, rappresenta la Chiesa d’Occidente mentre il fratello Andrea, patrono della sede episcopale di Bisanzio (Costantinopoli), rappresenta quella d’Oriente. La caratteristica delle icone siro-palestinesi è quella di riportare l’iscrizione in lingua araba. Dal sito: http://www.ordinepatriarcaledellasantacrocedigerusalemme.it

 

P.S. perdonate se ogni tanto escono cose un po’ strane graficamente ma ancora pubblico chiedendo in prestito la rete e i computer e non sempre obbediscono. Ciao

Omelia V domenica di Pasqua, rito ambrosiano, anno Bultima modifica: 2009-05-12T21:14:00+02:00da fragiampaolo
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