Omelia Domenica delle Palme, rito ambrosiano, messa del giorno

La seconda lettura mostrava l’immagine di un assedio: diceva che siamo “assediati” dal peccato. Nella pagina evangelica vediamo un’altra forma di assedio: sono i peccatori che congiurano contro Gesù; attorno a Lui premono i malvagi, l’odio, il tradimento; il Male ormai Lo circonda. Se fate caso, il brano si articola su stati d’animo alterni. Si apre con un momento di speranza:  ci sono dei Giudei che cercano Gesù, perché Lo vogliono vedere. Subito dopo, però, le nubi diventano buie, fosche, spesse, perché si capisce che moltissimi  Lo stanno cercando perché sia messo a morte; ormai i sommi sacerdoti si sono decisi e hanno dato precisi ordini di denunciarLo. Poi, troviamo l’episodio nella casa di Lazzaro, che è un momento di profonda amicizia e si colloca quasi “a parte”. Ma, nella casa stessa di Lazzaro, c’è Giuda, con tutto il suo mondo, il suo modo di pensare malato.

Ora, sembra che il Male sia il protagonista di questa pagina;  in particolare Giuda si pone al centro dell’attenzione di tutti. Ma non è lui la persona importante dentro questo brano. Il momento più rilevante è quello che sembra quasi una parentesi, cioè l’incontro conviviale nella casa di Marta, di Maria e di Lazzaro. E’ il vero punto focale. Certo, attorno c’è l’odio, una trama maligna che si sta muovendo con sempre maggiore forza, ma a noi viene chiesto di concentrare la nostra attenzione su quel momento di amicizia, di accoglienza. L’atteggiamento giusto per vivere questi giorni è quello che anche la seconda lettura indicava: “tenere fisso lo sguardo su Gesù”. Perché, altrimenti, ci perdiamo nell’odio, ci perdiamo in tutto ciò che sta attorno. Invece, quello che fanno nella casa di Marta, di Maria e di Lazzaro è tenere fisso lo sguardo su Gesù. Se fate caso, in questa famiglia si vive un’accoglienza riconoscente. E’ una famiglia, un luogo dove si vive di amicizia, dove si vive di relazioni vere, dove non si fanno i conti.

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L’immagine dell’accoglienza di questa famiglia è Maria, che fa un gesto che non rientra nella logica dei gesti normali dell’accoglienza. Voi sapete che, nella tradizione orientale, quando un ospite entrava in casa gli si lavavano i piedi, perché arrivava da un territorio molto polveroso. Se era un ospite importante, provvedeva il padrone di casa; se lo era meno, uno schiavo. Maria compie il gesto dell’accoglienza prescritto, ma esagera:  lo fa lei stessa – che è una delle padrone di casa – e non usa solo acqua, ma un olio profumato davvero molto costoso. Diviene un gesto quasi sconsiderato, da un certo punto di vista, ma comprensibilissimo. In fondo, Gesù le aveva  risuscitato il fratello qualche giorno prima! Diventa quasi ovvio che non stai a fare i conti: prendi quanto hai in casa  di più prezioso  e lo usi per onorare l’ospite. Ecco, dentro la casa di Marta, di Maria e di Lazzaro tutti vivono secondo questa logica e nessuno si scandalizza di quel gesto, anzi sembra la cosa più giusta, normale.  In qualche modo, ciascuno vorrebbe fare un tale gesto e Maria diventa come il modello di tutti, del modo giusto di guardare Gesù e di accoglierLo al tempo stesso come “il Signore” e  come l’Amico. Loro sanno bene che stanno ospitando Colui che ha detto: “Io sono la vita”, che è  “il Signore della vita”, è il Figlio, è Colui che è venuto per dare la vita al mondo. E, contemporaneamente, stanno accogliendo il loro caro Amico. Sembrano concetti lontani: da una parte il Signore – perfezione, immortalità; dall’altra l’Amico – vicinanza, dolcezza, comunicazione, dialogo. Eppure, nella casa di queste persone, il Signore è l’Amico e viene accolto come si accoglie il Signore, ma nello stesso tempo come si accoglie Colui che si ama.

 

 

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Immagine: Maria lava i piedi a Gesù, artista sconosciuto, illustrazione dello ‘Speculum humanae salvationis’, c. 1450, Museo Meermanno Westreenianum.

Omelia Domenica delle Palme, rito ambrosiano, messa del giornoultima modifica: 2010-04-01T17:07:00+02:00da fragiampaolo
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