Omelia Epifania 2010

Una delle note dominanti della Liturgia odierna è la gioia. La gioia di appartenere ad un popolo nuovo. Di appartenere ad un popolo che non è legato a un territorio, a un’etnia, a una razza, a una cultura, ma è costruito esclusivamente sulla fede. Noi siamo parte del popolo di Dio, che vive di fede. E’ formato da tutti coloro che dicono: “Io credo nel Signore Gesù; per me nato, per me risorto”. Noi apparteniamo a questo popolo. L’immagine di coloro che arrivano da terre lontane, dei Magi, che non fanno parte del popolo di Israele, è la grande immagine di un mondo che non ha più barriere. Di gente che riconosce nell’altro il fratello e non uno straniero, non un nemico. E’ un grande annuncio quello dell’Epifania. Perché noi invece spesso continuiamo a ragionare secondo i criteri che oppongono “noi” a “loro” – le discriminanti della cultura, della razza – e dentro di noi fatichiamo a maturare l’atteggiamento che questa festività, come molte altre, ci chiede. In noi entrano subito in gioco mille altre situazioni, mille egoismi – fatiche anche oggettive per molti versi e per molti aspetti.

Quanto oggi ci viene annunciato e donato, però, è davvero grande. La prima lettura ci diceva che tutti i popoli – tutti indistintamente – sono chiamati ad arrivare davanti al Signore, nella Sua casa, nella Sua terra, e a riconoscere di non essere stranieri.

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Un’immagine che può aiutarci a capire è quando vediamo un bambino e cadiamo nel solito gioco banale di trovare quanto somiglia a genitori e parenti vari. E’ interessante per noi perché, da un certo punto di vista, di fronte al Signore Gesù si fa qualcosa di analogo, anche se totalmente ribaltato. Quando ti trovi di fronte a Gesù, ti accorgi che Lui somiglia a te, cioè ti rendi conto che ha preso tutto ciò che è tuo; ma questo non è che il primo passaggio. In realtà, se guardi più a fondo, capisci che sei tu che assomigli a Lui. Quando Lo incontri e Lo vedi,  nel Suo volto trovi il tuo. Non perché Lui ti somiglia; al contrario, perché tu sei fatto a immagine e somiglianza di quel Volto e di quell’Uomo. Tutti noi guardando Lui ci riconosciamo. Quando fai quest’esperienza e ti rendi conto che assomigli a Lui – ma che la stessa cosa la può dire ciascuno di noi, tutti -, comprendi che dentro quel Volto, dentro quell’Uomo, tu stai vedendo te nella tua vera natura. Ti stai vedendo come comunione con l’altro. Ti stai vedendo come Mistero di un corpo costituito da molte persone, che però formano un corpo solo, il Suo corpo.

 

E’ un grande Mistero quello che si contempla oggi. Un Mistero che sempre ci mette in movimento, che non ci permette mai di sentirci tranquilli e appagati. E’ un Mistero che ci pone sempre nella situazione dei Magi. Per cui tutte le volte che lo contempli, devi uscire da te stesso ed entrare in una logica diversa; devi renderti conto che l’altro non è un accessorio, l’altro è parte della tua vita, perché tu sei dentro quell’unico grande Mistero che è Cristo, che illumina ogni persona e illumina tutte le genti.

 

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Immagine: Adorazione dei Magi, Bartolo di Fredi, 1385-88, Pinacoteca Nazionale, Siena

Omelia Epifania 2010ultima modifica: 2010-01-09T19:11:00+01:00da fragiampaolo
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