Il mistero che guida l’incontro dell’uomo e della donna

Questa domenica la Parola di Dio ha mostrato il Mistero dell’Amore di Dio che si rende presente, si fa ancora carne nell’incontro tra l’uomo e la donna, nell’amore così piccolo e fragile di due esseri umani che si accolgono nella loro diversità.

Non ho fatto omelie perchè disperso e vi propongo un testo del Card. Scola (Misericordia! Stò citando un ciellino, stò proprio male!). Il testo di riferimento rispetto alla litrugia è la prima lettura:

Genesi 2,18-25: Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.

Tra qualche giorno sempre sul testo di questa domenica, un’altra riflessione, di diverso genere, sulla realtà della separazione e del divorzio richiamate in Marco 10,1-12.

Buona lettura!

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IL MISTERO CHE GUIDA L’INCONTRO TRA L’UOMO E LA DONNA            

            Affidati l’uno all’altra per riconoscersi in un solo Volto        

            La relazione del cardinale patriarca di Venezia ha chiuso a Vicenza la quinta edizione del Festival Biblico intitolato “I volti delle Scritture”.             

                         

                  

                      

 

2CreazioneEva.jpg“Tre cose sono troppo ardue per me, anzi quattro, che non comprendo affatto:  la via dell’aquila nel cielo, la via del serpente sulla roccia, la via della nave in alto mare, la via dell’uomo in una giovane donna” (Proverbi, 30,18-19).

 

Con potenti immagini l’autore del Libro dei Proverbi esprime la meraviglia carica di ontologico timore dell’uomo, creatura finita, di fronte all’infinito da cui pure è attratto. La coscienza della propria strutturale sproporzione a comprendere il senso della totalità del reale è certo la cifra della sua piccolezza, ma anche della sua grandezza. L’ampiezza del cielo in cui l’aquila vola indica la possibilità di uno sguardo senza confini. La solidità della roccia fa sì che il serpente possa attraversarla ma non sgretolarla:  il male non riesce a conquistare definitivamente la vita. La profondità del mare sostiene il viaggio dell’uomo nella vita. Ma più enigmatica ancora di tale ampiezza, solidità e profondità, è “la via dell’uomo in una giovane donna”.

L’icastica bellezza di quest’ultima affermazione ci introduce di schianto nel tema di questa sera. L’uomo/donna è la via attraverso cui ognuno di noi è inoltrato nel mistero della vita.

Molto acuto è il commento che ci propone Paul Beauchamp, uno dei più importanti esegeti del nostro tempo:  “L’enigma che sorpassa gli altri, secondo i Proverbi, è la “strada dell’uomo attraverso la donna” (Proverbi, 30,18 e seguenti), ossia è ciò che fa passare l’uomo attraverso l’immagine di colei che sta al suo inizio e lo fa uscire da essa quando nasce, il che fa dell’incontro tra i due al tempo stesso un ricominciamento e qualcosa di nuovo” (L’uno e l’altro Testamento, Brescia 1985).

Beauchamp richiama un tratto costitutivo dell’esperienza elementare di ogni uomo, a cui le Scritture rendono testimonianza, svelandone anche la ragion d’essere:  nell’incontro tra l’uomo e la donna accade “un ricominciamento e qualcosa di nuovo”.


Il nuovo è possibile perché l’incontro amoroso pone inevitabilmente all’uomo la domanda ontologica sulla propria origine. Potremmo dirla così:  chi sono “io” che incontrando “te” incontro me stesso?

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Immagine: Mastro Niccolò, Creazione di Eva, Duomo di san Zeno, Verona, XII secolo.

Il mistero che guida l’incontro dell’uomo e della donnaultima modifica: 2009-06-22T12:30:00+02:00da fragiampaolo
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