Omelia SS. Trinità

 Il credente è colui che vive contemporaneamente un desiderio, che è paragonabile alla sete della terra arida, e un incontro, che fa sentire sazio fino a scoppiare. So che le due cose non possono stare insieme in teoria, ma se ne fa esperienza pratica nella vita spirituale. Chiunque di noi viva una normalissima, banalissima, piccolissima vita di preghiera, sa che queste due cose non si annullano a vicenda nella vita spirituale; sono sempre presenti entrambe. E quanto più sei sazio, tanto più il desiderio cresce. E’ così nella vita dello Spirito.

Questo incontro “vale più della vita” perché la riempie, la trasforma, le dà senso. E il cercatore che trova, non è più lo stesso; viene trasformato, cambiato; diventa nuovo. Questa ricerca e questo trovare, occupano ogni istante del giorno e della notte, della veglia e del sonno. Il Salmo, che abbiamo pregato, dice “quando mi sveglio di notte, quando mi sveglio al mattino, lungo tutto il corso della giornata, cerco sempre te”. E non è neppure un cercare legato solo ai momenti coscienti, ma un anelito del cuore che non si interrompe mai: così si esprime il  Cantico dei Cantici: “Io dormo, ma il mio cuore veglia”. Un po’ esagerato? No! Non può essere diversamente, per chi è assetato di Dio.

Eppure, quando Gesù ci mostra il Mistero di Dio, quando Gesù apre il nostro sguardo sul Mistero di Lui – che è il Figlio eternamente amato dal Padre eternamente amante, nell’unico Amore che è lo Spirito Santo -, il credente che cosa fa? Dopo aver tanto cercato? Ha paura!

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E allora vanno bene tutte le scuse. Perché, quando entri nel Mistero di Dio e ti accorgi che Dio non solo ti mostra la Sua gloria, ma ti coinvolge nella Sua gloria, è dura. Nel Libro del Deuteronomio gli Israeliti, dopo aver ricevuto il dono di avvicinarsi a Dio, si rivolgono a Mosè con queste parole: “Questo grande fuoco ci consumerà; se continuiamo a udire ancora la voce del Signore nostro Dio moriremo. Poiché chi tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo?”. Quando noi ci avviciniamo ad un Dio che è amore, ci accorgiamo che il Suo fuoco ci consuma. Ci accorgiamo che non possiamo restare indifferenti, gente che semplicemente si accontenta di sapere che cosa fare. Non basta più. Sei preso dentro dallo stesso fuoco di quell’amore. E questo ci ha consegnato Gesù di Nazareth. Non un Dio da guardare da lontano, o accontentandosi di qualcuno che fa da mediatore tra te e Dio. Il dono, che è stato fatto ai battezzati, è quello di essere tutti sacerdoti: tutti i battezzati possono vedere la Sua gloria; incontrare Lui, non mediazioni di Lui. Incontrare Lui. A tutti è stato fatto questo dono. E’ il dono dei figli. Noi, in Cristo, siamo dentro il Mistero di Dio, coinvolti da quell’amore. E invece ci accontentiamo. Ci basta ascoltare qualcosa. Ci basta sentire qualcuno che ci parla di Dio. Ci basta riuscire a fare qualcosa di quello che il Vangelo chiede. E basta. Dovremmo essere cercatori di Dio. E invece il primo pensiero del mattino è il mutuo, mica la ricerca di Dio. Durante la giornata o di notte il pensiero di Dio non è davvero al primo posto. Noi dobbiamo ritrovare il gusto, la gioia, il sapore di sapere che noi siamo chiamati ad  incontrarlo, ad essere parte di Lui, e che questo Mistero del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo è l’incontro con Qualcuno che non solo ti ama, ma che è Amore. E’ questo che sconvolge, questo che brucia. E hanno ragione nell’Antico Testamento a dire che se entri dentro questo fuoco ne vieni consumato, perché non può essere diversamente: quello che siamo deve morire, di fronte a questo amore, dentro questo amore. Ma ci guadagniamo soltanto. Perdiamo la vita? Sì, ma la troviamo; ne troviamo un’altra, dentro di noi; una vita piena, costruita secondo quell’amore! Dobbiamo abbandonare ogni cosa? Sì, ma capirai: cos’hai di fronte? E’ infinitamente più di quello che abbandoni!

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Omelia SS. Trinitàultima modifica: 2009-06-12T12:48:10+02:00da fragiampaolo
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