letture e omelia Notte Natale 2008 – rito ambrosiano

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Natale del Signore 2008- Messa della notte – Rito ambrosiano

Libro del profeta Isaia (2, 1-5)

Messaggio che Isaia, figlio di Amoz, riceve in visione su Giuda e su Gerusalemme. Alla fine dei giorni, / il monte del tempio del Signore / sarà saldo sulla cima dei monti / e s’innalzerà sopra i colli, / e ad esso affluiranno tutte le genti. / Verranno molti popoli e diranno: / “Venite, saliamo sul monte del Signore, / al tempio del Dio di Giacobbe, / perché ci insegni le sue vie / e possiamo camminare per i suoi sentieri”. / Poiché da Sion uscirà la legge / e da Gerusalemme la parola del Signore. / Egli sarà giudice fra le genti / e arbitro fra molti popoli. / Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, / delle loro lance faranno falci; / una nazione non alzerà più la spada / contro un’altra nazione, / non impareranno più l’arte della guerra: / Casa di Giacobbe, venite, / camminiamo nella luce del Signore.

Lettera di san Paolo Apostolo ai Galati (4, 4-6)

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (1, 9-14)

In quel tempo. / Veniva nel mondo la luce vera, / quella che illumina ogni uomo./ Era nel mondo / e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; / eppure il mondo non lo ha riconosciuto. / Venne tra i suoi, / e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto / ha dato potere di diventare figli di Dio: / a quelli che credono nel suo nome, / i quali, non da sangue / né da volere di carne / né da volere di uomo, / ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi; / e noi abbiamo contemplato la sua gloria, / gloria come del Figlio unigenito / che viene dal Padre,  / pieno di grazia e di verità.

 

Omelia (trascrizione da registrazione)

In questa notte noi siamo guidati a contemplare un Mistero, un Mistero che ha molte facce, un Mistero che si può guardare da molti angoli prospettici diversi. Si può guardare ora dalla parte dell’uomo ora dalla parte di Dio, ma, da qualunque parte lo si consideri, bisogna tenere in considerazione e Dio e l’uomo, perché siamo di fronte al mistero dell’incarnazione del Verbo per noi.

Il primo Mistero è questo, potremmo dirlo più o meno così: è il mistero del fatto che Dio si interessa di noi. Sembra una cosa banale, ma non è vero: moltissime culture e moltissime persone pensano che Dio “si faccia gli affari suoi” e che è bene così, perché più sta lontano meglio stiamo noi e in realtà il Suo compito sia essere assolutamente indifferente a tutto ciò che accade nel mondo. Invece il mistero che contempliamo quando leggiamo il testo biblico è che Dio si interessa, che Dio si interessa dei singoli frammenti di questo pavimento, che Dio si interessa di qualunque realtà dell’universo, che Dio si interessa di ogni essere umano, che, non si sa bene perché, ad un certo punto ha scelto un popolo, il più piccolo che aveva in circolazione, e lo ha eletto come il Suo popolo, si è legato a quel popolo, a quelle persone, ha fatto alleanza con loro, li ha cercati, li ha salvati, li ha tirati fuori dalla schiavitù, li ha redenti in ogni modo, gli ha parlato. Ma poi, siccome non era ancora contento, ha scelto non solo di dirigere una storia, di interessarsi della storia dell’uomo; no! ha scelto di entrare nella storia, non solo di dirigerla da sopra, grande regista della situazione. Ha scelto di guardare questa storia e ha detto: io divento uno di questa storia. E sceglie una via pazzesca. Io capisco ancora diventare parte della storia umana, ma  vieni qui come si deve, cioè arriva bello solenne, giù dal cielo direttamente! Forma umana, ma perfetto; va bene anche la forma umana, ma fatti vedere subito come il glorioso, il potente, colui che può cambiare il destino del mondo; macchè, lì in quella  mangiatoia. Ma cosa gli è saltato in mente, ma perché? Quello che fa  è venire in questa storia  e non farlo da potente, non farlo da Dio, come noi penseremmo, ma farlo da piccolo, da bambino. Non viene a dire: tu hai sbagliato, tu fai quest’altro, tu obbediscimi, tu servimi. Viene e se ne sta zitto, perché i bambini non parlano, al massimo avrà piagnucolato. Ma possibile! Possibile che Dio faccia così, che Dio venga nella storia in questo modo!

Sembra quasi una follia nel momento in cui la consideriamo e questo innesca un secondo Mistero, che in questa lettura del Vangelo, che abbiamo appena fatto, era messa lì bella chiara. Il secondo mistero è questo: il mistero della incredulità. Perché, sapete, di fronte a questo annuncio di questo Dio possono esserci reazioni molto diverse. Ma c’è una reazione che sicuramente si manifesta ed è questa: “a me un Dio così non va bene”; c’è un sacco di gente che dice così, che pensa  così, perché vorrebbe un Dio potente, uno che sistema le cose, uno che arriva e giudica, uno che prende questo mondo che è fatto in questo modo terrificante e sistema tutto… e invece  no. Capite che di fronte ad un Dio così, un sacco di gente non lo vuole, non lo riconosce; è quasi un modo di parlare giuridico, quando non riconosci qualcuno: “non ti riconosco più come figlio”. Un sacco di gente dice “non ti riconosco più come Dio”,  “non ti voglio così”, “ma che me ne faccio?”. Perché noi Dio lo vogliamo poter usare, liberamente. Insomma se non è uno da cui possiamo andare a dire “scusa, ho questa roba che non funziona, me la sistemi?”, tipo quando sei piccolo e devi andare dal papà, non sappiamo che farcene. Perché se Lui non fa così, – perché non si presenta così quindi non lo fa -, vuol dire che non sappiamo che farcene. E il mistero è questo: di fronte ad un Dio che entra nella nostra storia, la risposta può essere “no, non ti vogliamo più come nostro Dio, tu non sei quello che stiamo aspettando, tu non sei quello che stiamo cercando; tu sei uno straniero, uno sconosciuto, uno che non ci interessa”. Guardate che spesso è questo che si manifesta nella storia dell’uomo. Di fronte al rinnegamento di Gesù, di fronte al rifiuto della fede, spesso non c’è un’operazione di fraintendimento: “oh scusa vestito così non ti ho riconosciuto”. No, non è un’operazione di fraintendimento, un non vedere bene, un non rendersi conto che lì c’è Dio. C’è il rendersi conto che lì c’è Dio e dire “no, non mi vai bene, non funzioni”. 

Si innesta a questo punto un altro Mistero, che è ancora più profondo di quello dell’incredulità, ed è il Mistero del credere. Perché, straordinariamente, di fronte a questo Dio c’è invece un sacco di gente – sperabilmente noi…, poi non è detto, ma insomma sperabilmente noi – che dice “che meraviglia!”. Che riconosce in quel Bambino l’Amore, che riconosce un Dio che non è fatto di dominio, ma è fatto di proposta, di incontro, di dolcezza, di ricerca della persona. Un Dio diverso, che viene accolto gioiosamente. Quando si incontra un Dio così un sacco di gente dice: “Oh, finalmente! Un Dio che viene a cercare me, che condivide la mia storia, che magari non mi risolve i problemi, ma sta con me quando ho i problemi, che non mi molla mai, che viene a cercarmi, che mi insegue ogni istante, che è il mio dottore, il mio amico, il mio amante! E’ tutto! E’ per me contemporaneamente il fratello, il padre, il figlio! E’ tutto, perché è tutto per noi”. Mi perdonerete la citazione vagamente profana, ma funziona per i credenti l’idea di una canzonetta che gira ultimamente che dice che “tutto l’universo obbedisce all’amore”, lo dice Battiato. E’ così: noi siamo convinti che tutto l’universo obbedisce all’amore. Questa è la cosa che trasforma la nostra vita e cambia il nostro modo di vedere le cose, di vedere noi, di vedere Dio, di vedere il mondo. Perché ogni cosa obbedisce a questo amore, è costruita su questo amore. Tutto ciò che siamo cambia e il dono che ci viene fatto è al di là di ogni aspettativa. Non solo viene, non solo mostra se stesso, non solo ci mostra chi siamo, non solo ci fa vedere come è costruito l’universo. No, non Gli basta: fa tutto questo per coinvolgerci pienamente nella Sua vita, per trasformaci in “divinità”, per trasformarci in persone che vivono secondo la vita di Dio, nelle quali scorre la stessa vita  di Dio. “A quelli che credono ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Noi ormai la spacciamo come una realtà così normale da essere banale, ma è realtà inaudita: “a chi crede ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Cioè ha fatto tutto il percorso per arrivare fino a noi, fino all’ultimo di noi – perché ha assunto la natura dello schiavo e facendo questo ha permesso a ciascuno di noi di entrare nella Sua vita, di diventare Sua immagine in modo sempre più pieno. E’ diventato in tutto come noi e trasforma noi in modo tale che possiamo diventare come Lui. Questo è il dono strepitoso che noi celebriamo questa notte. Il mistero di un Amore che arriva e trasforma e cambia e ci mostra per quello che siamo e per quello che dovremmo essere.

Ecco noi vogliamo, di fronte ad un Amore così, semplicemente aprire il cuore, dire “sì”, rientrare in quel mistero di chi crede e dice “Signore, mi vai bene così, ti accetto così, mi piaci così, ti amo così; perché Tu mi hai amato in questo modo, mi hai accettato in questo modo, mi hai cercato ogni istante in questo modo”. Capite che inizia uno scambio, un dono d’amore reciproco, che non può mai avere termine, perché il punto di partenza è Lui, e siccome Lui è il punto di partenza tutto l’amore che noi riceviamo glielo ridiamo e questa cosa non ha mai fine. E in questo siamo immagine del Figlio: viviamo della vita di Dio. Lui ci dona amore, ci trasforma e noi prendiamo quell’amore e glielo ridiamo; sempre, continuamente in modo sempre nuovo, perché sempre nuovo è il Suo modo di amarci.

Ecco noi questa sera viviamo così, come persone inondate d’amore, che non si sognano neppure lontanamente di trattenerlo, come se fosse una cosa da tenere nascosta, ma lo ridonano a Lui, al Signore, ma anche a tutte le persone che incontrano. In questo modo questa notte sarà veramente una notte santa, piena, vera, di quelle che trasformano l’esistenza. Questa notte sarà veramente una notte d’incontro, una notte d’amore, una notte vissuta con Lui, una notte che trasforma la nostra esistenza.

letture e omelia Notte Natale 2008 – rito ambrosianoultima modifica: 2009-01-03T19:09:08+01:00da fragiampaolo
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