letture e omelia Natale 2008, Messa del giorno – rito ambrosiano

Natale del Signore 2008  – Messa nel Giorno – Rito Ambrosiano

Lettura del profeta Isaia (8, 23b-9, 6a)

In passato il Signore Dio umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.

Il popolo che camminava nelle tenebre / ha visto una grande luce; / su coloro che abitavano in terra tenebrosa / una luce rifulse. / Hai moltiplicato la gioia, / hai aumentato la letizia. / Gioiscono davanti a te / come si gioisce quando si miete / e come si esulta quando si divide la preda. / Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, / la sbarra sulle sue spalle, / e il bastone del suo aguzzino, / come nel giorno di Madian. / Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando / e ogni mantello intriso di sangue /  saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.

Perché un bambino è nato per noi, / ci è stato dato un figlio. / Sulle sue spalle è il potere / e il suo nome sarà: / Consigliere mirabile, Dio potente, / Padre per sempre, Principe della pace. / Grande sarà il suo potere / e la pace non avrà fine / sul trono di Davide e sul suo regno, / che egli viene a consolidare e rafforzare / con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.

 

Lettera agli Ebrei (1,1-8a)

Fratelli, Dio, molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.

Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.

Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: “Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato?”

E ancora: “Io sarò per lui padre / ed egli sarà per me figlio”?

Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: “Lo adorino tutti gli angeli di Dio”.

Mentre degli angeli dice: “Egli fa i suoi angeli simili al vento, e i suoi ministri come fiamma di fuoco”, al Figlio invece dice: “Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli”.

 

Lettura del Vangelo secondo Luca (2, 1-14)Congdon_nativita1.jpg

In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse un censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirino era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli / e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”.

 

Omelia Santa Messa (trascrizione da registrazione)

Le letture che abbiamo ascoltato questa mattina dicono sostanzialmente tre cose, ogni lettura ha una sua caratterizzazione. La prima lettura, attraverso la voce del profeta, ci diceva che cosa fa questo Bambino, qual è la sua azione, e il racconto dice che quello che Lui compirà sarà la fine di ogni conflitto. Quelli che qui hanno qualche annetto in più, sanno che cosa vuol dire veder finire una guerra; sanno quale gioia profonda  c’è dentro nel cuore nel momento in cui dici “è finita”. Ecco il profeta dice che il Suo avvento sarà così: quando Lui realmente arriverà e prenderà possesso del Suo regno, quello che accadrà sarà una gioia così sconvolgente che solo la gioia del finire la guerra può essere l’immagine giusta, perché sarà anche così nella realtà: finiranno tutte le guerre. Questo è che cosa fa questo Bambino.

La seconda lettura diceva chi è questo Bambino. L’autore della Lettera agli Ebrei mostrava che ci troviamo di fronte a Colui che condivide la natura del Padre, Colui che è Dio da Dio, e poi subito dopo contemplava questo diventare uomo, questo diventare piccolo di quel Dio che ha fatto tutte le cose e sostiene tutta la realtà, dicendo che è entrato in questa storia, è entrato in questa vita e come uomo è stato glorificato, come uomo è stato preso nella sua natura e portato in Dio, tanto che noi, guardando quest’uomo, possiamo dire “Dio è con noi”. Perché è così nella realtà profonda di Gesù: chi è? Lui è il Dio con noi.

E poi nel Vangelo ci siamo trovati di fronte a qualcosa che ha confermato e scombinato queste due letture; non perché le letture siano sbagliate, ma perché tutte le volte che noi ascoltiamo una cosa, come dire, ci mettiamo un po’ del nostro,  ci mettiamo una nostra comprensione, un nostro modo di sperare, di attendere qualcosa, di volere qualcosa. E nel momento in cui noi sentiamo “fine di queste cose”, “incontro con Dio”, noi costruiamo un’immagine che non sempre è quella corretta, perché comunque dentro di noi scattano le immagini di dominio, di potenza, che noi solitamente associamo ai potenti, a quelli che fan finire le guerre – o più spesso le fanno cominciare -. E quando invece ci troviamo di fronte a Gesù, non riusciamo  più ad usare questa immagini, perché se pensate a  quale salto c’è tra la seconda lettura che dice “condivide la natura di Dio”, “è stato esaltato al di sopra degli angeli”, e quel bambino lì, Colui del quale viene raccontata la nascita in questo brano di Vangelo, ci troviamo scombinati, non ci tornano più i conti: è  una cosa che ci lascia assolutamente stupefatti. Il come fa, perché questo dice il Vangelo, come agisce, è la realtà che all’improvviso cambia tutti i dati che ci sembravano chiari. Perché finchè dici che arriva Dio e sistema le cose, fa finire tutte le cose malvagie, la cosa va via liscia, non è che ci voglia chissà che fede strepitosa; te lo aspetti, dici “Dio è Dio, quando arriva sistema le cose”. Poi invece ti ritrovi lì e trovi Lui. E capisci che tutte quelle cose che sono state annunciate sono assolutamente vere, ma  cambia così tanto il modo di arrivarci, che lì ci devi mettere la fede, ma proprio tanta, perché nel momento in cui capisci come Lui agisce, ricomprendi anche il chi è, ricomprendi anche il cosa fa: Lui risana le guerre da pacifico, non da guerriero; Lui risana il mondo entrando nel mondo, cambiandolo da dentro, facendolo lievitare. Quando Lui parla di noi dice che siamo come il lievito e come il sale, ma in realtà noi condividiamo con Lui questa caratteristica. Lui è il lievito, Lui è Colui che entra nel mondo e lo trasforma, lo fa cambiare, lo fa diventare non quella cosa lì secca secca che qualche volta ci troviamo, ma pane. D’altra parte Betlemme è la  “casa del pane” e da sempre i Padri hanno interpretato questo nome come la grande immagine di Colui che è il pane del mondo, ma è anche Colui che fa lievitare il mondo, che lo fa cambiare e lo trasforma.

 

L’atteggiamento giusto di fronte a questa realtà è quello che noi non troviamo in questo presepio, perché disgraziatamente le statuine a poco prezzo non hanno proprio tutti i pezzi che ci interessano, ma se vedete un presepe napoletano di quelli classici, al centro della scena c’è uno che non si capisce bene che cos’è, se è un pastore o altro, perché è l’unico personaggio di tutto il presepio – sapete che i presepi napoletani sono un fiorire di lavori, di gente che fa di tutto – al centro sta uno che non ha nessun lavoro evidente, di solito un vecchietto, neanche proprio messo benissimo, che sta al centro della scena e sta là semplicemente così “a bocca aperta”. E’ chiamato “il pastore della meraviglia” perché vuole rappresentare il modo giusto di vivere l’Evento; è la “porta d’ingresso” al presepio, al Mistero. Se tu vuoi capire il Mistero della natività devi condividere quello stupore, se fai così, se ti lasci coinvolgere dentro questo stupore, questa meraviglia, questo restare sospesi, questo non riuscire neppure a dire una parola, perché come fai a descrivere questa cosa, ecco allora hai la chiave giusta, allora d’un tratto, anche se non puoi spiegarlo, capisci veramente chi è Lui, come agisce, cosa fa. Lo capisci tutto in un colpo solo, attraverso lo stupore, attraverso la meraviglia, cosa che noi disgraziatamente ci siamo persi per strada rispetto alla Natività del Signore, perché tutti gli anni la sentiamo e uno rischia di non farci quasi più caso ed è un vero peccato; è una disgrazia, perché ci perdiamo il cuore di ciò che ci viene consegnato. Dovrebbe essere il giorno dello stupore, il giorno della meraviglia, quando ogni tanto ti fermi, ti torna in mente questa cosa e dici “incredibile!”. Senza chissà quali pensate, no: meraviglia, stupore perché dici “ma possibile! sei davvero venuto in mezzo a noi!”. Questo è l’atteggiamento giusto: noi dovremmo essere così. Se noi fossimo capaci di essere pastori della meraviglia nel nostro tempo, avremmo fatto un mare di bene. Se noi fossimo persone che quando la gente ci guarda, magari pensa che siamo andati fuori di cervello, perché dice “cosa stai lì a fare con quell’atteggiamento strano, un po’ sognante” – ovviamente non dobbiamo andare in giro per la strada con la bocca aperta, se no ci ricoverano tutti, ma è l’atteggiamento di fondo -. Noi dovremmo essere persone che si lasciano conquistare il cuore dallo stupore: questa cosa poi si vede, si sente quando si parla di qualcosa, quando ci si confronta, quando si prega. Se sei preso dallo stupore, dalla meraviglia di qualcosa che non sempre neppure riesci a comprendere secondo le categorie della razionalità, del nostro modo di dire “ho capito una cosa”,  allora cambia tutto. D’altra parte lo sappiamo: pensate a quelle volte nelle quali lo stupore naturalmente è entrato nella nostra vita: nel momento in cui ti sei accorto che qualcuno ti amava o che tu  amavi qualcuno; quelli di voi che sono genitori, la prima volta che hanno visto loro figlio, e ti chiedi “ma come è possibile?”, perché non lo capisci e non valgono le nozioni scientifiche, è un’altra cosa, è una realtà di un altro valore, di un’altra categoria. Ecco questo dovrebbe essere lo stile del credente. Questo è quello che oggi ci è suggerito: dobbiamo essere pastori della meraviglia ed entrare nel mistero attraverso questa realtà. Lasciarci prendere il cuore, la mente, ciò che siamo e restare lì, semplicemente incantati di fronte al mistero di un Dio che si fa uomo, viene a cercarci, ci ama fino a condividere con noi ogni istante dell’esistenza. Questo è ciò che oggi noi celebriamo, viviamo, e il nostro cuore è nella gioia perché è un cuore che è pieno di meraviglia, perché è un cuore che è pieno di stupore, anche qui, adesso, di fronte al Signore che in mezzo a noi tornerà ancora una volta, qui su questo altare. La stessa meraviglia dobbiamo mettere in questa realtà perché qui ancora una  volta Lui, il Dio con noi, si fa pane, si fa vita, diventa Colui che regge la nostra esistenza e la trasforma in pane e in vita per il mondo.

letture e omelia Natale 2008, Messa del giorno – rito ambrosianoultima modifica: 2009-01-03T19:20:10+01:00da fragiampaolo
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