Pentecoste 2010 (3), rito ambrosiano

pentecoste.jpgA ciascuno di  noi  sono stati fatti doni per l’edificazione comune. A ciascuno di noi è stato dato un regalo e ciascuno di noi è chiamato a  ritrovare sempre di nuovo questo regalo, perché non è una cosa che conosco una volta per tutte e che mi posso tenere da parte. E’ una realtà dinamica.

I doni dello Spirito Santo non sono mai statici, per cui una volta che li ho scoperti non devo fare altro. E’ come la vocazione: la vocazione è un dono dello Spirito per ciascuno di noi, però sapete benissimo che, in realtà, riconoscerla non è che l’inizio di un percorso. La vocazione della maggior parte dei presenti è il matrimonio, ma non si chiude e compie una volta sposati. Dopo comincia il bello della faccenda, il costruire. Così è per tutti i doni dello Spirito. Una volta che li hai identificati, hai cominciato a scoprirli, non puoi pensare: “Ora basta; è tutto a posto”. Al contrario,  a quel punto comincia l’avventura, il mettersi in gioco, il continuare a ricostruirsi secondo quel dono, a cercare di viverlo dentro la comunità cristiana. Ed è la cosa bella che ci è consegnata: il non accontentarci mai, perché non ci possiamo mai fermare. Quando un dono dello Spirito lo congeli, è morto, non c’è niente da fare.

 

Ecco noi vogliamo questa sera riconoscere la grandezza del dono che il Signore ci fa. Un dono che a volte non sappiamo accogliere, a cui spesso ci accade di non corrispondere. All’inizio del nostro incontro abbiamo chiesto il perdono, perché uno dei doni che lo Spirito fa è anche la coscienza del nostro peccato. Poi, lo Spirito ci rende consapevoli del peccato intanto che ci strappa fuori dal peccato; è Lui a farlo per fortuna. Ma noi dobbiamo riconoscere che rispetto alla Chiesa tante volte  non edifichiamo, non costruiamo, non mettiamo in gioco i nostri carismi e ancor più – in realtà credo che sia il primo problema –  non ci interessa niente dei carismi del prossimo. Anzi, meno l’altro è carismatico più siamo contenti, perché così evita di pestarci i piedi.

 

Invece, forse dobbiamo partire proprio dal renderci conto del carisma dell’altro, del dono che lo Spirito ha dato all’altro che ci  sta di fronte. Altrimenti continuiamo ad  aggrovigliarci in noi stessi, guardando a ciò che riusciamo a fare, ai nostri carismi, alla nostra attività: alla fine diventa una forma egocentrica piuttosto che un dono per gli altri. Cerca invece il carisma dell’altro!

 

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Pentecoste 2010 (3), rito ambrosianoultima modifica: 2010-05-29T18:04:00+02:00da fragiampaolo
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