Parrocchia sant'Antonio di Padova alla Brunella, Varese

omelia X domenica dopo Pentecoste, anno B, rito ambrosiano

Dio è in mezzo a noi, ha posto la sua dimora tra gli uomini.

È strano come ci si abitui anche a realtà che non dovrebbero permettere l’assuefazione. Forse le anestetizziamo in qualche modo. Forse non le abbiamo mai veramente accolte.

 

Presenza di Dio. Mille modi di essere con noi: nell’amore di un uomo e una donna che uniscono per sempre le loro strade in Lui; nel gesto della carità che vede l’altro come un uomo e incrocia lo sguardo di Cristo; nella preghiera, elevata con serena fiducia nei giorni della gioia e con fatica in quelli bui della lotta interiore; nell’Eucaristia che accogliamo nella fede e in ogni sacramento che apre il presente al Regno di Dio… Presenza! Mille strade sulle quali cammina con noi. Mille sguardi, sussurri, sostegni, strigliate. La Sua presenza è un dono e un miracolo continuo. Il Maestro continua a cercare chi è perduto, il Figlio a donarsi per amore, il Signore a risorgere come primogenito di una vita nuova.

 

Ecco: è alla porta e bussa. E noi a sbirciare dietro le tende, pensando se aprire o fingere di non esserci. Ma Lui già non si vede più: non c’è nessuno alla porta.

Ancora bussa e ancora il timore è più forte dell’amore, l’abitudine al peccato più potente del fascino della grazia. Sbirciamo. Non c’è più nessuno alla porta.

 

Fossimo più attenti sapremmo che il rumore non viene dalla porta esterna ma dalla stanza più interna del cuore. Lì c’è lo spazio della Presenza. Non lo sappiamo perché non siamo mai entrati in quella parte della casa. Non possiamo. È spazio indisponibile. È il Suo spazio.

Ma è anche il centro del nostro mondo: della nostra intelligenza, dei nostri sentimenti, delle nostre azioni.

 

Quando lasciamo entrare – o uscire? – Colui che bussa, la nostra vita trova equilibrio, armonia, senso, scopo. Quando ci accorgiamo di essere noi il Tempio, il luogo della Presenza, tutto acquista uno spessore nuovo e inizia la vera battaglia contro le tenebre che abbiamo a lungo servito. Che ancora, spesso, serviamo.

 

Egli scaccia tutto ciò che non è ricerca e amore. E fa male.

 

Finisce il tempo del compromesso e inizia quello del discepolato.

 

 

Immagine: Cecco del Caravaggio, (Francesco Buonieri), “Cacciata dei mercanti dal tempio” 1610-15, Berlino, Staatliche Museen.

 

N.B.: queste riflessioni nascono da quelle fatte domenica durante l’omelia, la quale, però, non mi convince pienamente. Riletta a distanza di due giorni mi sembra inesatta in molte espressioni e in particolare dove, per enfatizzare l’attenzione sulla responsabilità e le conseguenze del non accettare la Sua presenza, trasformo quello che ho chiamato il “luogo del cuore”  in un posto frequentabile da qualunque “divinità”. Non credo sia una buona immagine (perché di immagini ovviamente si tratta).

 

Più correttamente: il centro della nostra vita resta in realtà sempre abitato da Lui. Il Battesimo ci ha consacrato Tempio dello Spirito in modo definitivo. Possiamo edificare altri “templi”, questo si, ma saranno sempre ‘fuori centro’. Se li vogliamo trasformare nel nucleo della nostra esistenza, saremo sempre sbilanciati, instabili, mutevoli. Di esperienza ne abbiamo tutti quanto basta!

 

Siccome però non ho voglia di mettermi a cambiare metà predica la pubblico com’è. Leggetela con spirito critico – come mi auguro sempre avvenga – o non leggetela affatto che non cambia nulla e tenete solo il commento fatto in questo post. Meglio ancora: rileggete solo le letture e pensate a cosa avreste detto voi.

Comunque se proprio non potete fare a meno di leggerla: X Domenica dopo Pentecoste.doc

omelia X domenica dopo Pentecoste, anno B, rito ambrosianoultima modifica: 2009-08-11T18:59:43+02:00da
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