Lasciarsi educare da Dio tenerezza
Naturalmente scegliere è solo il primo passo: se io scelgo di andare in cima ad una montagna, ho scelto di andarci, ma non ci sono ancora. Intanto ho scelto di andarci: è già un primo passo, senza il quale non camminerò mai verso quella cima. Poi devo imparare la strada, devo attrezzarmi per percorrerla e soprattutto devo accettare la fatica del cammino. Chi va in montagna, sa quanto è faticosa la salita, però se voglio arrivare su quella cima, devo accettare la fatica, se no non ci arriverò mai. Ecco, la tenerezza suppone una scelta, suppone conoscere la strada, suppone un cammino, un tendere alla cima. La tenerezza come cima, come punto a cui guardare. Naturalmente, per poter percorrere questo cammino, che non possiamo sviluppare adesso, c’è un punto fondamentale, anzi due. Anzitutto guardare a Dio. Dio è la sorgente della tenerezza. Tutti noi siamo chiamati ad andare a scuola di tenerezza: i genitori, gli sposi, i singoli, i separati, noi presbiteri. Che cosa vuol dire andare a scuola di tenerezza, se non alimentarsi alle sorgenti dell’infinita tenerezza? Dio è la tenerezza infinita. Guardare a Dio come la tenerezza infinita, che vuole cambiare il nostro cuore, farlo passare da un cuore di pietra ad un cuore di carne, fare trionfare la parte migliore di noi, la parte dolce. Io parlavo prima del litigio di coppia, in cui ognuno “spara” all’altro: in quel momento viene fuori la parte peggiore. Bisogna invece far trionfare la parte migliore di noi, che è la parte dolce, la parte buona, più nobile, più alta, la parte della dolcezza, della tenerezza. E Dio può educarci a questo.
Il dono dello Spirito Santo ci educa alla tenerezza
Occorre allora scegliere la tenerezza, alimentarsi alle sorgenti della tenerezza che è Dio, accogliere il dono dello Spirito per imparare a vivere la tenerezza ed essere felici. Questo è il grande augurio che io voglio fare a tutti voi; sia agli sposi, sia a coloro che sono soli, sia ai genitori. Che lo Spirito Santo, riempiendo i vostri cuori, vi aiuti a vivere la tenerezza, ad essere tenerezza, ad amarvi con tenerezza, ad amare i bambini con tenerezza – che non vuol dire con debolezza o con permissivismo, ma vuol dire con rispetto della persona, educandola a crescere, dando le giuste regole. Questa è la grande sfida! Pensate, un autore del III secolo, che ha scritto un libretto intitolato “Le odi di Salomone”, agli sposi del suo tempo faceva quest’augurio: “Amatevi con tenerezza voi che vi amate”. E io voglio fare lo stesso augurio a tutti voi: “Amatevi con tenerezza voi che vi amate” e amate i bambini con tenerezza, perché i bambini hanno bisogno della vostra tenerezza. Se li amerete, sicuramente, sentendosi amati, supereranno anche i momenti critici, l’adolescenza, tutto quello che sappiamo succede. Auguri, allora: “Amatevi con tenerezza voi che vi amate”.
Trascrizione da registrazione non rivista dall’autore
Immagine: M.I. Rupnik, Spirito Santo